SANITA’ MALATA IN CALABRIA: 200 DIPENDENTI PER 20 POSTI-LETTO
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Un ospedale con venti posti letto e duecento dipendenti, denuncia il ministro Renato Brunetta. Dieci sanitari per ogni paziente, in teoria. Nella pratica, uno dei tanti casi «clinici» – tra i più eclatanti e scandalosi – di quello sfascio chiamato «sanità», in Calabria. |
Sull’argomento è tornato ieri anche il ministro Brunetta, ricordando l’esempio dell’ospedale del Bengodi con dieci dipendenti per ogni posto letto e ricordando come solo l’arrivo della riforma federalista, attraverso l’introduzione dei «costi standard», potrà cominciare a risolvere il problema. Una scommessa, quella federalista, che «se tutto va bene» partirà entro l’anno «nella sua completezza»: ovvero, con tutti i decreti attuativi. Il federalismo, ha continuato il ministro, è l’unico modo per «dare una mano ai liberi cittadini della Calabria per liberarsi della cattiva politica, dai cattivi sindacati, dalla criminalità».
Ma se l’ospedale dello scandalo sarà tra i primi a chiudere, molto ci sarà ancora da fare per rendere meno drammatica la situazione sanitaria in una regione dalla quale «i cittadini scappano per andarsi a curare in giro per l’Italia» e i conti sanitari, appunto, addirittura «non sono scritti, ma orali». Una realtà non sconosciuta al presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, che in una recente conferenza stampa a Catanzaro aveva parlato della chiusura di tre-cinque ospedali e della riconversione di venti presidi regionali, «non solo per le esigenze del piano di azione regionale, ma anche come nuovo messaggio culturale». Ancora più eclatante l’ammissione finale: «Abbiamo venti ospedali con meno di cento posti letto e tra questi undici sono a rischio sicurezza. Dai primi sopralluoghi effettuati ci sono strutture che andrebbero chiuse subito perché sono dannose per i cittadini». Non «case di cura», dunque, ma «case di malattia». Un altro motivo per fare subito pulizia.
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