SANITÀ AL BIVIO TRA INCUBO TAGLI E RILANCIO
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(Adnkronos Salute) – Addio alla giungla dei prezzi in sanità che, per una stessa siringa, vedeva una Asl spendere anche il 135% in più di un’altra azienda, oppure pagare uno stent coronarico quasi 700 euro. L’Osservatorio dei contratti pubblici ha infatti messo a punto i primi prezzi di riferimento. Al momento la rilevazione riguarda 116 prezzi di riferimento ottenuti dalla disaggregazione, per dosaggio e forma farmaceutica, di 69 principi attivi di uso ospedaliero. Ma a breve l’Osservatorio fisserà i ‘giusti prezzi’ anche per i dispositivi medici e per i servizi di pulizia, lavanderia e ristorazione. Il controllo della spesa sugli acquisti dei beni e servizi, anche se importante, non è l’unica strategia messa in atto dal ministro Beatrice Lorenzin per rilanciare il Servizio sanitario nazionale. Lo scorso luglio, Governo e Regioni hanno messo a punto un documento che ridisegna la sanità del prossimo triennio: il Patto della Salute. Un’intesa che affronta a 360 gradi l’universo sanità e che comprende, tra l’altro: Fondo sanitario certo per i prossimi tre anni, riforma dei ticket, riorganizzazione della rete ospedaliera, più cure sul territorio, nuovi Lea, revisione del prontuario farmaceutico, numerico unico per l’emergenza. Uno dei principali passaggi sarà proprio la riforma dei ticket: entro il 30 novembre 2014 una commissione ad hoc si occuperà di cambiare il sistema. Le nuove regole di compartecipazione dovranno tenere conto del reddito delle famiglie. Non è escluso, ad esempio, che a chi dichiara redditi alti vengano tolte eventuali esenzioni per patologia. D’altronde i dati sulle esenzioni lasciano più di un dubbio sull’efficacia dell’attuale sistema: in Italia il 70% delle ricette per esami, visite specialistiche, analisi di laboratorio, lastre, risonanze, ecografie e altre prestazioni di diagnostica strumentale è con esenzione del ticket : 145 milioni su 207 mln. Una percentuale che in alcune regioni raggiunge vette da record: 86% in Campania, 84% in Calabria, 82% in Puglia, 80% in Sicilia. |
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