Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

PUGLIA:SPESA FARMACEUTICA PRO CAPITE E’ DI 248.OTTANTA EURO IN PIU’ RISPETTO ALLA TOSCANA

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 In Campania, il 62% dei parti avviene con il cesareo, in Lombardia, il 43% di fratture del femore sono operate entro 2 giorni, nel Lazio, 223 persone ogni 10mila vengono ricoverate inappropriatamente. E mentre in Umbria il 68% di donne tra i 50 e i 69 anni ha fatto uno screening mammografico, in Puglia la spesa farmaceuta lorda pro capite è di 248 euro, circa 80 euro in più rispetto alla più virtuosa Toscana. Sono questi i primi dati, riferiti al 2008, su qualità e appropriatezza dei servizi sanitari di Asl e ospedali, pubblicati, da stasera, sul sito internet del ministero della Salute, www.salute.gov.it, nell’ambito dell’operazione trasparenza.

«Si tratta di uno sforzo durato 2 anni – ha sottolineato, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi, il ministro della Salute Ferruccio Fazio – che consentirà ora di lavorare per recuperare ritardi e inifficienze, che purtroppo si confermano prevalenti al Sud». Questi numeri, ha aggiunto Fazio, «serviranno anche, seppure con le dovute gradualità e proporzioni, a disegnare il concetto di costo standard, che sarà centrale con l’avvio della nuova sanità federale».

L’analisi, realizzata in collaborazione con la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, ha preso in considerazione, un set di 34 indicatori, di cui 23 di valutazione e 11 di osservazione, che spaziano, ha ricordato la coordinatrice scientifica del progetto Sabina Nuti, dall’efficienza delle prestazioni mediche e chirurgiche, alla qualità clinica e assistenziale, all’attività di prevenzione.

Il passo successivo, ha proseguito il ministro Fazio, è quello di «comporre un complessivo sistema di valutazione delle performance dei sistemi sanitari regionali, che anche grazie all’Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ndr) sia in grado di monitorare l’esito delle cure, l’equità dell’accesso alle prestazioni erogate e la soddisfazione dei cittadini».

Sfogliando la mole di dati pubblicati, emerge, complessivamente, come nelle regioni meridionali siano presenti gli indicatori meno buoni (evidenziati con il colore rosso). E così, per esempio, prendendo in considerazione la qualità dei servizi, Calabria, Sicilia e Sardegna fanno registrare le percentuali peggiori in tema di nuovo ricovero dopo 30 giorni dal primo intervento: siamo tra il 6,5% e il 7,6% dei casi, contro il 5,4% della media nazionale, con punte di eccellenza (colorate in verde), del 3,2% e del 4,2%, registrate, rispettivamente, in Piemonte e Lombardia. Le cose non cambiano in tema di appropriatezza chirurgica. Molise, Sardegna, Calabria, Puglia e Campania presentano tassi di ricoveri ospedalieri superiori al giorno tra il 35% e il 40% per prestazioni che dovrebbero, invece, essere erogate in giornata. «Ciò rappresenta uno spreco di risorse non indifferente – ha sottolineato Fazio – visto che per ogni giorno di ricovero lo Stato spende circa 600 euro».

Le regioni del Sud presentano performance da ultimo banco anche per quanto riguarda l’efficacia delle strutture territoriali. Un caso emblematico, ha ricordato Fazio, sono le patologie croniche, che non devono più essere curate in ospedale, ma dal medico di famiglia o dal distretto sanitario. Maglia nera di questo “disservizio” a Puglia e Sicilia che, nel caso di diabete globale, procedono a ospedalizzazione, rispettivamente, di 107 e i 130 pazienti ogni 100mila (contro una media nazionale del 53 per 100mila). All’opposto, primaggiano Valle d’Aosta, Toscana, Piemonte, Marche che non superano i 30 pazienti ogni 100mila.

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