Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

PER IL NUOVO QUOTIDIANO IL BUCO SANITA’ E’ DI 727 MILIONI DI EURO. RITARDI NEI PAGAMENTI DEI FORNITORI:400 GIORNI

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 Ammonta a 727 milioni di euro circa il disavanzo non coperto della sanità calcolato al 31 dicembre del 2009. Il dato è contenuto nella relazione di accompagnamento al disegno di legge per l’esercizio finanziario 2009 che verrà discusso in Consiglio regionale nelle prossime settimane.
Ed è il vero buco della sanità pugliese, quello che provoca sofferenza finanziaria, penalizza i fornitori del servizio sanitario, fa accumulare ritardi nei pagamenti (in media 400 giorni circa), alimenta contenziosi e fa scattare nuovi costi per interessi di mora.
I numeri. Il disavanzo non coperto e da ripianare è cresciuto in modo consistente negli ultimi anni: 287 milioni di euro circa dal 2005 al 2007; 300 circa nel 2008 e 133 nel 2009. E nel periodo precedente? Dal 2000 al 2004 non ci sono disavanzi da ripianare. Anzi i conti sono in attivo a conclusione della complessa partita con il governo nazionale (+ 65.137 euro). Analoga la situazione negli anni da 1995 al 2000 (con un attivo di 1milione 743 mila euro circa) secondo i dati allegati al disegno di legge sul consuntivo 2009. Le cifre, se non vengono interpretate e riportate alla loro vera dimensione, fanno però emergere l’idea di una giunta Vendola oberata di disavanzi non coperti, e di una giunta Distaso (dal 1995 al 2000) e di una giunta Fitto (dal 2000 al 2005) con i conti in assoluto ordine. Bisogna ricordare che nel 2003 proprio la giunta Fitto sottoscrisse due prestiti obbligazionari per un totale di 870 milioni di euro per coprire i disavanzi della sanità verificatisi negli anni sino al 2000. Nel periodo del governo Fitto, in ogni caso, è stata condotta una politica (tagli, ristrutturazione, tasse, ticket sulla farmaceutica) che ha permesso di tenere la spesa sanitaria sotto controllo.

Reazioni. Un risultato che è stato contestato da Vendola, il quale ha sempre sottolineato che la politica dei tagli ha impoverito il sistema sanitario regionale e ha obbligato il suo governo a investimenti consistenti sulle tecnologie negli anni successivi. E le tecnologie costano. Ma tant’è. I conti sanitari della Puglia sono appesantiti da un disavanzo non coperto per 727 milioni di euro del quale il governo centrale non vuole sapere nulla, sul quale non interviene né con fondi di ripiano né con obblighi di rientro. Ma che provoca sofferenze al sistema sanitario e alle imprese collegate.

Gli obblighi. La Puglia e le altre regioni italiane sono obbligate ogni anno a presentare al ministero dell’Economia i conti della sanità, cioè le perdite di esercizio che corrispondono alla differenza tra i fondi che lo Stato assegna e le spese di ogni regione nel governo della sanità. Per la Puglia le perdite di esercizio sono state le seguenti negli ultimi anni: meno 349 milioni di euro nel 2005; meno 175 nel 2006; meno 351 nel 2007; meno 428 nel 2008; meno 352 nel 2009. Però lo Stato non obbliga le Regioni e quindi la Puglia a coprire per intero la perdita di esercizio, ma si accontenta della copertura di una perdita rideterminata che può essere minore (se entrano in ballo alcuni trasferimenti ulteriori legati agli anni precedenti) o maggiore (se entrano in gioco altre cifre da coprire). La perdita rideterminata (che viene definita al Tavolo Massicci, dal nome del funzionario ministeriale che coordina le attività dei conti della sanità) è stata per la Puglia la seguente: meno 309 milioni di euro nel 2005, meno 210 nel 2006, meno 70 nel 2007, meno 219 nel 2008, meno 281 circa nel 2009. Nel calcolo della perdita rideterminata non si tiene conto ad esempio delle spese per ammortamento nell’acquisto di beni del servizio sanitario.

I 727 milioni. La differenza tra la perdita di esercizio e la perdita rideterminata anno per anno ha provocato il buco di 727 milioni di euro al 31 dicembre 2009. Un buco previsto dalla legge, che nessuna legge ti obbliga a coprire ma che provoca una sofferenza nei conti della sanità ormai insopportabile e alla quale è sempre più difficile far fronte.

ORONZO MARTUCCI (NUOVO QUOTIDIANO)

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