Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

PARTI CESAREI: IN ITALIA IL MAGGIOR NUMERO IN EUROPA

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 ROMA  – Anche se il nostro paese ha un tasso di mortalità per parto tra i migliori al mondo (3,9 decessi ogni 100.000 nati vivi) siamo i primi in Ue per il ricorso ai parti cesarei che hanno rischi da 2 a 4 volte maggiori rispetto ai parti vaginali. Sono gli ultimi dati di un recente rapporto dell’Istituto superiore di sanità che ha definito allarmante il fenomeno e per questo ha messo a punto linee guida limitative per il ricorso alla pratica.
– DATI IN AUMENTO: La media del numero dei cesarei è del 38% contro l’indicazione massima del 15% raccomandata dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Le punte massime si registrano al Sud, con in testa la Campania con il 62% di cesarei. Si è passati dall’11% del 1980 al 38% del 2008, ben al di sopra dei valori riscontrati negli altri Paesi europei. Si registra, inoltre, una spiccata variabilità su base interregionale, con percentuali tendenzialmente più basse nell’Italia settentrionale e più alte nel Sud, probabile indizio, afferma l’Iss, di «comportamenti clinico-assistenziali non appropriati». E questo, avvertono gli esperti, nonostante tale intervento presenti comunque dei margini di rischio consistenti: il rischio di mortalità materna per cesareo è infatti da 2 a 4 volte superiore rispetto al parto vaginale.

ARRIVANO LINEE GUIDA ISS, RICHIESTA MADRE NON È SUFFICIENTE: Le Linee guida, elaborata dal Sistema nazionale per le linee guida dell’Iss vertono soprattutto sulle informazioni da offrire alle gestanti sulle modalità di parto, i contenuti e i tempi di acquisizione del consenso informato e l’eventuale richiesta materna di taglio cesareo in assenza di motivazioni cliniche, precisando che «la richiesta materna, in assenza di motivazioni cliniche, non rappresenta un’indicazione al cesareo» e che «in assenza di un’appropriata indicazione clinica, il medico ha il diritto di rifiutare una richiesta di cesareo programmato» ma alla donna «deve essere garantita l’opportunità di accedere a un secondo parere».

– MORTALITÀ PER PARTO: se la media nazionale della mortalità per parto è tra le più basse del mondo (3,9 ogni 100.000 nati vivi) esiste una discreta differenza regionale da nord a sud che varia da 2 a 7 volte di più rispetto alla media nazionale. Gli ultimi dati dell’Iss riguardano sei regioni (Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia), mettono in risalto anche le cause e i rischi connessi al parto.

– TREND NORD-SUD: I valori più bassi sono stati registrati al Nord e in Toscana (8 morti per 100.000 nati vivi) e quelli più elevati nel Lazio (13 morti per 100.000 nati vivi) e in Sicilia (22 morti per 100.000 nati vivi).

– FATTORI DI RISCHIO: I risultati dello studio hanno evidenziato che il rischio di mortalità materna raddoppia quando l’età della donna è pari o superiore ai 35 anni. Nel 2007, la proporzione di nascite in donne di 35 o più anni è stata del 29%, mentre nel 1981 era appena del 9%. Il taglio cesareo Š risultato associato a un rischio di morte materna pari a 3 volte quello associato al parto spontaneo. Tuttavia, parte di tale aumento di rischio Š in realt… da attribuire alla patologia che ha reso opportuno il cesareo e non all’intervento chirurgico in su.

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