Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

MIULLI, ACCORDO SOTTOSCRITTO TRA I VERTICI E I LAVORATORI

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 Qui di seguito, pubblichiamo un articolo davvero interessante, firmato dal giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno, Massimiliano Scagliarini, che fa un dettagliato resoconto,  sugli sviluppi della vertenza dell’Ospedale Miulli.

 

 

Passa la linea del sacrificio che si trasforma in prestito. E così i lavoratori del Miulli di Acquaviva, senza la Cgil messa in minoranza, trovano l’accordo che evita il ricorso al contratto di solidarietà e rende più agevole la predisposizione della proposta di concordato preventivo. Banalizzando: le rinunce valgono fino a 400 euro netti al mese per i medici, fino a 100 euro per il personale del comparto. Somme che verranno ripristinate in busta paga dopo la chiusura della crisi dell’ospedale ecclesiastico, cioè dopo il 2018, insieme alla restituzione di quanto verrà «trattenuto» dal 2013 al 2018: ecco perché si parla, seppure impropriamente, di un prestito da parte dei lavoratori.

L’accordo è stato sottoscritto martedì alle 2,30 del mattino dai vertici del Miulli (in prima linea il direttore amministrativo Nino Messina e il direttore sanitario Antonio Sanguedolce) e da tutte le sigle sindacali, esclusa la Cgil che ha abbandonato il tavolo parlando di «un piano iniquo ed improduttivo». Assodati i circa 8 milioni di tagli attraverso prepensionamenti (6 milioni) e abolizione di straordinari e buoni pasto (2 milioni), la discussione ha riguardato gli ulteriori 6 milioni che il Miulli intendeva risparmiare attraverso un contratto di solidarietà al 10%.

L’ente ecclesiastico ha addolcito la pillola annunciando di aver individuato altri 750mila di possibili tagli alle spese di funzionamento. I sindacati hanno così accettato il congelamento – per i 5 anni del piano di concordato – del 50% del premio di produzione, cioè di 2,72 milioni di euro, in gran parte ricadenti sulle spalle dei medici. Per equilibrare il sacrificio, il personale del comparto (paramedici e amministrativi) ha aggiunto un milione di euro sottoforma di «debito orario», cioè 54 ore di lavoro annue in più (una a settimana). Il totale dei sacrifici fa 3,72 milioni, che aggiunti ai 750mila euro «offerti» dall’ente ecclesiastico lasciano fuori 1,53 milioni rispetto ai 28 complessivamente richiesti dal piano di salvataggio: l’accordo ne demanda la copertura a «specifico approfondimento da parte dell’asseveratore» della proposta di concordato, in cui – come noto – bisognerà coprire nell’arco di 5 anni i 160 milioni di perdite accertate oltre che i 40 appostati a fondo rischi. Gli 1,53 milioni verranno reperiti, in termini tecnici, ritoccando leggermente le percentuali di rimborso per i creditori non privilegiati.

 

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