Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

Medicina, allarme in Puglia chiudono le specializzazioni

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Niente posti di Cardiochirurgia e Neurochirurgia: «Non abbiamo i docenti». Il Ministero ha revocato 9 accreditamenti a Bari e 10 a Foggia.

 

 

(Gazzetta Mezzogiorno) – Rispetto a dodici mesi fa la Puglia ha recuperato 23 posti in più nelle scuole di specializzazione medica, ma resta comunque molto lontana dal fabbisogno e in pieno allarme. Anche per il 2017, la Regione garantirà i 2,9 milioni di finanziamenti per attivare altre 27 posizioni integrative. Ma è un palliativo: perché il combinato disposto tra mancanza di fondi e de-accreditamenti farà sì che quest’anno la Puglia non potrà formare cardiochirurgihi e neurochirurghi, con conseguenze gravissime sul livello dell’assistenza.

Il mancato rispetto dei parametri ministeriali (essenzialmente due: il numero dei docenti e il numero delle pubblicazioni) ha portato come noto al de-accreditamento di alcune scuole (10 a Foggia, 9 a Bari): tra queste, ci sono le specialità più importanti in assoluto, quelle che sostengono un ospedale anche dal punto di vista economico (vedi la cardiochirurgia). E in una situazione come quella attuale, con un pauroso deficit di medici, non avere scuole significherà non poter sostituire chi va in pensione, perché di norma un medico tende a rimanere dove si è specializzato.

A fronte dei 260 contratti assegnati dal Miur nel 2016, quest’anno le facoltà di Medicina pugliesi ne avranno a disposizione 283. Ma mentre Bari passa da 211 posti a 207, Foggia sale da 49 a 75. «Noi abbiamo perso le scuole aggregate», dice il preside barese di Medicina, Loreto Gesualdo: si tratta di quelle che pur avendo sede amministrativa altrove, fanno poi lezione al Policlinico di Bari (Foggia è ad esempio spesso sede aggregata di Bari). Tra queste ci sono, come detto, cardiochirurgia e neurochirurgia. Niente posti di chirurgia pediatrica, chiusa per mancanza di docenti. Pneumologia e psichiatria hanno ottenuto l’accreditamento, ma hanno due anni per ripristinare i parametri sul numero di docenti. E intanto rischia la chirurgia toracica (Bari): dal 1° novembre al Policlinico va in pensione il direttore Michele Loizzi. «Tre giorni fa – aggiunge il preside Gesualdo – si sono chiusi i bandi per tre posti di associato a cardiochirurgia, neurochirurgia e chirurgia toracica. Stiamo cercando di recuperarle per il futuro polo cardiotoracico-vascolare Asclepios 3». È vero che Bari può «festeggiare» l’apertura della scuola in medicina dello sport (aggregata), e che recupera due posti in più sia in ortopedia che in pediatria. Ma tra quelle a rischio per il prossimo anno c’è, ad esempio, ci sono la ginecologia e l’oculistica (per il numero di pubblicazioni), e si tratta di specializzazioni importantissime.

«Dobbiamo fare investimento sui nuovi docenti – riconosce Gesualdo – l’Università ci sta credendo e la Regione ha promesso che ci darà una mano sui settori strategici, anche per aumentare i volumi di attività dell’ospedale». La connessione tra formazione e assistenza è fortissima, riguarda soprattutto Policlinico di Bari e Riuniti di Foggia: meno docenti significa infatti meno interventi, e i parametri ministeriali guardano all’equilibrio economico degli ospedali. Per non parlare della qualità dell’assistenza: la vecchia guardia che non viene sostituita (e che spesso finisce a lavorare nel privato) sguarnisce gli ospedali pubblici e alimenta la mobilità passiva.

Per una volta si può dire che non è colpa della politica, quanto delle logiche autoreferenziali del passato. Al Policlinico di Bari, per esempio, ci sono cliniche con 18 ricercatori ciascuna, numeri enormi che hanno creato malcontento (non tutti possono diventare professori) e hanno sottratto risorse alle altre cliniche. Anche per questo motivo la Regione vorrebbe imporre un cambio di rotta ai due policlinici, sperando che non sia troppo tardi per invertire la rotta.

 

 

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