Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

La «Gazzetta» a un passo dal baratro, da ieri assemblea permanente

217

Molti dubbi sul bando scritto dai curatori. Dal 20 il giornale in bilico dopo 133 anni

 

Il Tribunale fallimentare di Bari ha deciso di chiudere l’esercizio provvisorio della Edisud spa. Una storia gloriosa cominciata 133 anni fa rischia di chiudersi definitivamente. I giudici stanno per staccare la spina alla Gazzetta del Mezzogiorno perché l’azienda continua ad accumulare debiti. Ovvio: un’azienda di fatto priva di governance che si regge unicamente sul sacrificio e sul senso di responsabilità dei giornalisti e dei poligrafici impegnati quotidianamente nella confezione del giornale, non può andare lontano. Mancano strategia, visione, investimenti che solo un editore può legittimamente affrontare. Ma questo i giudici e i curatori fallimentari dovrebbero saperlo.
Nel frattempo, la curatela di Edisud spa ha pubblicato un bando per l’affitto temporaneo del ramo d’azienda. La situazione è un nodo giuridico complicatissimo anche per la scelta fatta a monte, all’atto della dichiarazione di fallimento, di dividere in due distinte procedure le sorti di Edisud spa e di Mediterranea spa, due diverse società, l’una partecipata dell’altra, in ogni caso saldate dall’unica ragione sociale: editare la Gazzetta del Mezzogiorno.

Ma torniamo al bando. I giornalisti della «Gazzetta», da ieri riuniti in assemblea permanente, esprimono enormi perplessità sulla salvaguardia dei posti di lavoro ma soprattutto sulla qualità dell’informazione che un giornale affidato frettolosamente, in assenza di congrui accordi sindacali, può continuare a garantire ai propri lettori, i nostri unici veri giudici.
Ecco perché abbiamo deciso di convocarci in assemblea permanente, meditando ben più radicali forme di lotta, nella convinzione che un patrimonio di storia e cultura quale la «Gazzetta», voce autorevole della comunità del Mezzogorno d’Italia, non possa scomparire per colpa prima delle sciagurate gestioni che abbiamo subito poi anche di una giustizia kafkiana.
Siamo impegnati a questo punto a dialogare con tutte le forze sane del territorio per cambiare il finale di questa «cronaca di una morte annunciata», pronti a intraprendere strade che viceversa altri sembrano essere intenzionati a non voler percorrere, ma la speranza come usa dire in questi casi è l’ultima a morire. Ci proviamo noi: non a caso nel giugno scorso giornalisti e poligrafici hanno dato vita a una cooperativa che continui a tramandare l’eredità di una storia ultrasecolare.

 

 

Comments are closed.