Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

IN CORSIA IL DEFICIT CONTINUA A CRESCERE

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 L’ultimissimo rendez-vous sarà in questi giorni tra il Governo e le otto regioni sottoposte a piano di rientro dal disavanzo. Poi la settimana prossima si verbalizzerà, formalizzandola, la situazione economica di tutte le ventuno sanità d’Italia e – però solo dopo le elezioni – scatteranno le (eventuali) lettere di diffida. Ma ormai i saldi contabili sono acquisiti. E i conteggi fatti parlano chiaro: nel 2009 tredici regioni hanno cumulato 3,4 miliardi di deficit sanitario. Col Sud e il Lazio al top (3,184 miliardi, 1,3 solo nel Lazio) e con Veneto, Puglia e Basilicata già impegnate a tappare il buco. Ma anche con 8 regioni che escono promosse dall’esame di Tremonti: i bilanci delle loro asl e degli ospedali sono formalmente in attivo per 152,5 milioni.

I risultati dei tavoli già conclusi è di quelli che stanno per chiudersi, sono stati fotografati dai tecnici di via XX Settembre e della Salute e comunicati alle regioni. Risultati che tra il “dare e l’avere” (passivi e attivi finali) danno una somma di bilancio complessivo per le 21 regioni di 3,256 miliardi di rosso nei conti sanitari.
Perdite più o meno in linea con l’andamento degli ultimi anni. Ma con una premessa. Il risultato è frutto di un metodo di conteggio che risponde a una pressante richiesta dei governatori: se il deficit ce lo paghiamo noi, dicono, allora vanno scontate dal totale le somme versate dai nostri bilanci. Se poi sempre a carico di cittadini e imprese, poco importa. Il fatto è che, così, le regioni senza deficit accedono ai maggiori finanziamenti del Fondo sanitario, senza rischiare di finire sotto la scure dei piani di rientro. Una chance che vale anche per le regioni già sotto tutela: meno penalizzazioni, nessun obbligo di aumentare tasse e ticket. Se non addirittura come ultima spiaggia di finire commissariate, il precipizio verso il “fallimento politico” per i governatori in rosso quando sarà il tempo del federalismo fiscale maturo.

Premesse non semplicemente formali. Se si trascurassero i ripiani col bilancio regionale, infatti, il saldo finale dei conti sanitari anche nel 2009 schizzerebbe ben più in su. Quanto a causa del sottofinanziamento iniziale o per incapacità e sprechi, è difficile stimarlo: il rosso salirebbe di 755 milioni e toccherebbe quota 4 miliardi. Delle 8 regioni in attivo, hanno attinto a proprie risorse soprattutto il Piemonte con 399 milioni (attivo finale di 17) e l’Emilia Romagna con 155 milioni (attivo finale di 41). Le altre regioni con i conti a posto – Lombardia (+29,6 milioni), Bolzano (+13,5), Friuli (+9,2), Toscana (+14,3), Umbria (+10,4) e Marche (+17,5) – non hanno invece formalmente intaccato i propri bilanci.
A far salire la tensione sono naturalmente i bilanci di asl e ospedali nelle 13 regioni in disavanzo. Senza trascurare casi specifici finiti sotto la lente dei tecnici governativi. A partire dal Veneto: è considerato in rosso per 101 milioni, dopo aver partecipato in proprio per 91 milioni, anche perché ha ridotto le aliquote fiscali e i conti non sono più tornati. Dovrà riaggiustare il bilancio dopo le elezioni. Anche la Puglia (- 282 milioni) ha esagerato con le esenzioni dai ticket: e ora, così come la Basilicata (-21 milioni), ha preso l’impegno che sarà messo a verbale di ripianare il disavanzo con proprie risorse. Se tra ticket e addizionali Irpef e Irap o bollo auto, è presto per dirlo.

Ma, è chiaro, la partita della partita ai tavoli sui conti sanitari del 2009 è con le regioni già sotto schiaffo con i piani di rientro. Per loro c’è lo spettro delle maxi addizionali: dovranno dimostrare di aver attuato gli impegni è di aver ristruttuto la rete dei servizi. E di aver messo al guinzaglio i bilanci.
Ma è tra queste regioni – soprattutto Lazio, Campania, Abruzzo e Molise, Calabria, Sicilia e Liguria – che si annida il deficit più difficile da scalzare. Vale oltre l’80% dell’intero deficit. Con perdite totali (e sprechi annessi) che pari a 28,433 miliardi dal 2003 al 2009. Che solo nel Sud pesano per 15 miliardi (il 53%). E nel Lazio sono il record dei record figlio di tante eredità: 10,7 miliardi, il 38% del totale del buco sanitario del Belpaese.

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