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Il Senato approva la Legge di Stabilità: le principali novità

Matteo Renzi - Presidente del Consiglio
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Matteo Renzi - Presidente del Consiglio
Matteo Renzi – Presidente del Consiglio

La «manovra» 2015 messa in campo da Renzi con la legge di stabilità vale nel complesso circa 32 miliardi e dispone riduzioni di tasse, sui redditi più bassi e le imprese che assumo, per circa 18. I benefici più importanti riguardano le famiglie e i lavoratori con reddito inferiore a 26 mila euro, ma anche le imprese non si possono lamentare. Decisamente penalizzate invece le pensioni integrative. Restano due grosse incognite: il rischio che comuni e regioni aumentino le tasse (ad esclusione di quelle sulla casa, che restano congelate) e le clausole di salvaguardia, che qualora scattassero in 3 anni porterebbero ad un aggravio totale di 53 miliardi tra Iva e accise.

Famiglia
L’intervento più importante della manovra 2015 è la conferma del bonus Irpef da 80 euro per tutti i redditi sotto i 26mila euro. Questa misura dall’anno prossimo diventa «strutturale», stabile insomma, e pertanto dovrebbe essere progressivamente in grado di assolvere alla funzione per cui era stata introdotta, ovvero il rilancio dei consumi. Altri 80 euro/mese arriveranno alle famiglie con Isee inferiore a 25mila euro sotto forma di bonus-bebè per ogni figlio nato o adottato tra l’1.1.2015 ed il 31.12.2017. Sotto i 7 mila euro di Isee famigliare il bonus raddoppia. Solo per il 2015 sono stati poi stanziati 45 milioni per erogare un buono acquisto da 1000 euro a favore delle mamme con almeno 4 figli ed un Isee inferiore a 8500 euro. Un’altra buona notizia riguarda la possibilità, a partire da marzo, una volta definite le necessarie convenzioni con le banche, di sospendere per 3 anni il rimborso delle quote capitale delle rate dei mutui. Un’ altra modalità per aumentare, anche se provvisoriamente, il peso della busta paga, è dato dalla possibilità di farsi anticipare per circa 3 anni la quota destinata al Tfr. Con due avvertenze: queste risorse vengono sottoposte a tassazione ordinaria e non più agevolata ed ovviamente occorre sapere che così si crea un «buco» nell’accantonamento della pensione integrativa o della liquidazione. Una grossa incognita per i bilanci delle famiglie è rappresentata dai possibili contraccolpi in termini di nuove imposte o di riduzione di servizi e prestazioni (sanità e non solo) per effetto dei corposi tagli imposti a Regioni e comuni: solo Imu e Tasi sono state infatti congelate. Brutte sorprese, infine, per chi usa il pellet per riscaldare casa: l’Iva sale dal 4 al 22%.

Casa
Tra i punti inseriti dal governo nel maxiemendamento spicca una novità importante in materia di tasse: dopo la stangata di questa fine d’anno e in attesa del varo della cosiddetta “local tax” destinata a riordinare tutta questa materia, è stata infatti congelata la possibilità di aumentare ulteriormente le imposte che gravano sulla casa col cumulo di Tasi e Imu che avrebbe potuto arrivare anche al 6 per mille. In particolare per la Tasi viene confermato il tetto del 2,5 per mille fissato per il 2014. Congelato (a quota 113,5 euro) anche il canone Rai per il quale era stato prospettato l’inserimento in bolletta ed una forte riduzione che poi però il governo non è riuscito a mettere in atto. Sul fronte delle detrazioni confermati sia il credito di imposta per i lavori pari al 50% di recupero abitativo e quello del 65% per interventi di efficentamento energetico, stesso “sconto” anche per gli interventi di prevenzione antisismica.

Lavoro
La norma più importante, in materia di lavoro, è quella che consente al Jobs act di marciare spedito: la piena deducibilità, ai fini del calcolo dell’Irap, del costo del lavoro per tutti i lavoratori assunti contratto a tempo indeterminato che col nuovo anno sarà ovviamente il contratto a tutele crescenti. Formula che a questo punto diventa più conveniente dei contratti a tempo determinato. In più sono stati stanziati 400 milioni aggiuntivi per finanziare gli ammortizzatori sociali e sono stati garantiti due anni di stipendi per tutti i dipendenti delle province in via di ricollocazione. A favore della contrattazione di secondo livello vengono stanziati 30 milioni di euro in più.

Partite Iva
Cambia il regime dei minimi che si applica alle partite Iva. Se i redditi di impresa o di lavoro autonomo sono prevalenti rispetto a quelli di lavoro dipendente o pensione si può beneficiare di un regime forfettario con un’imposta sostitutiva al 15%. Sotto il tetto dei 20mila euro complessivi non serve nemmeno la verifica. I contribuenti attualmente ai minimi possono però continuare a fruire del regime agevolato (5%) fino alla naturale scadenza (5 anni di attività o 35 anni d’età).

Pensioni
Arriva un tetto pari all’80% dello stipendio sugli assegni futuri, compresi quelli in essere, per quei soggetti (magistrati, professori, ecc.) che potendo rimanere al lavoro oltre i 65 anni in assenza di correttivi avrebbero ottenuto pensioni pari al 110-120% del loro stipendio. Cancellate le penalizzazioni per chi anticipa il pensionamento avendo maturato 42 anni di contributi al 31.12.2017 senza però aver compiuto 62 anni di età. Per effetto dell’aumento della tassazione a carico dei fondi pensione (salita dall’11,5 al 20%) e sulle casse di previdenza (il cui prelievo passa dal 20 al 26%), poi in parte temperate da detrazioni fiscali sugli investimenti in infrastrutture, le pensioni integrative future saranno invece più magre. E saranno ancora più ridotte per quei lavoratori che decidono di dirottare in busta paga il Tfr.

Fonte: La Stampa

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