Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

Il Patto sulla sanità digitale è un passo avanti ma servono investimenti

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A due anni dalla prima presentazione del Patto sulla Sanità digitale, la sua approvazione in Conferenza Stato Regioni costituisce un passo importante per tutto il settore della salute. Si tratta del riconoscimento formale e condiviso del ruolo essenziale che il Digitale ha per rendere più efficiente e al tempo stesso qualitativamente più adeguato il Sistema sanitario nazionale. Troppi anni sono stati spesi in attesa di riforme coraggiose mentre il Sistema veniva soffocato da tagli lineari che hanno mortificato ogni strategia di innovazione.

Un master plan sifdante in ogni regione
La consapevolezza politica oggi sembra esserci, è però necessario passare ai fatti, traducendo questa consapevolezza in un master plan sfidante e coerente che declini in ciascuna Regione gli obiettivi del patto in iniziative concrete di rinnovamento organizzativo e tecnologico che, tenendo conto delle peculiarità del territorio e dei punti di partenza, consentano di andare verso modelli sanitari più sostenibili e adeguati alle nuove sfide.

Un master plan sifdante in ogni regione
Il punto debole del documento approvato è la pretesa che questo rinnovamento posso essere fatto in assenza di nuove risorse dedicate, ma semplicemente spendendo meglio quelle esistenti o reinvestendo nel tempo i risparmi. Certo i vincoli di bilancio sono la cruda realtà della finanza pubblica italiana, ma non è così che può essere curato un malato grave come il nostro Sistema sanitario.

Servirebbe un investimento da 1,34 miliardi
Lo stato della digitalizzazione delle strutture sanitarie italiane è oggi troppo basso e disomogeneo, la spesa per la Sanità digitale stimata dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità nel 2015 è pari a 1,34 miliardi di euro, circa l’1,2% della spesa sanitaria pubblica, corrispondente a 22 euro per abitante.
Servirebbe un investimento da 1,34 miliardi

Si tratta di un ammontare di risorse ancora troppo basso perché possa fungere da driver del cambiamento. Altri Paesi europei, con sistemi sanitari confrontabili al nostro, dedicano alla Sanità digitale budget di gran lunga superiore: la Francia, ad esempio, spende in sanità digitale 40 euro ad abitante, la Gran Bretagna 60 euro e la Danimarca addirittura 70 euro.

Nel medio periodo la diffusione di tecnologie digitali in sanità sarà senz’altro un buon affare perché può generare un circolo virtuoso di progressiva razionalizzazione e liberazione di risorse umane ed economiche da reimpiegare in nuovi servizi ed iniziative di digitalizzazione, arrivando così a produrre notevoli risparmi sia per le aziende sanitarie che per i cittadini.
Dall’e-health risparmi da 6,8 mld per il Ssn e 7,6 mld per i cittadini
Secondo le stime effettuate dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità, le aziende sanitarie potrebbero ottenere complessivamente risparmi pari a 6,8 miliardi all’anno attraverso, ad esempio, la deospedalizzazione di pazienti cronici, resa possibile dalle tecnologie a supporto della medicina sul territorio, l’introduzione della cartella clinica elettronica a supporto di medici e infermieri, la dematerializzazione dei referti e delle immagini, la gestione informatizzata dei farmaci, la consegna dei referti via Web e la prenotazione online delle prestazioni.

A questi benefici, sono da aggiungere i possibili risparmi economici per i cittadini, pari a circa 7,6 miliardi di euro, i quali, attraverso l’utilizzo di tecnologie digitali, eviterebbero inutili spostamenti per prenotare visite, ritirare referti, effettuare visite.

Dall’e-health risparmi da 6,8 mld per il Ssn e 7,6 mld per i cittadini
Si tratta di un circolo virtuoso vitale per il Paese che può esser attivato però solo a fronte di piani chiari, condivisi e sostenuti da opportuni investimenti iniziali. A fronte dei vincoli esistenti questo vuol dire innanzitutto fornire alle Regioni e, attraverso di loro, a tutte le aziende sanitarie, strumenti e linee guida per effettuare un assessment dello stato attuale della digitalizzazione e dei bisogni e, a partire da questo, definire un piano strategico di digitalizzazione che identifichi ambiti di intervento, risorse da impiegare e benefici attesi.

E poi finanziare gli interventi prioritari ricorrendo anche alla programmazione europea e a strumenti avanzati per il coinvolgimento degli attori di mercato attraverso Partneriati Pubblico Privato (PPP). Ancora favorire la condivisione e il riuso di esperienza e lo sviluppo di shared service a livello regionale e sovraregionale per superare la frammentazione attuale del sistema.

Infine, avviare azioni di formazione, comunicazione e sensibilizzazione sulle iniziative e i servizi di sanità digitale rivolte a operatori e cittadini. Solo in questo modo la sfida della digitalizzazione della sanità passerà dal livello dei buoni propositi e degli auspici a quello dei fatti e dei risultati concreti.

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