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IL NUOVO RAPPORTO ISTAT FA PAURA:L’ITALIA VA A PICCO

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 ROMA – Nuovi record negativi della disoccupazione in Italia. A gennaio il tasso dei senza lavoro è salito all’11,7%. Lo rileva l’Istat (dati destagionalizzati e provvisori). Si tratta del tasso più alto dall’inizio delle serie mensili (gennaio 2004) e dall’avvio di quelle trimestrali, ovvero dal quarto trimestre 1992.

Giovani, solo la Spagna sta peggio. Record disoccupazione giovanile a gennaio 2013 in Italia, che con il 38,7% di giovani senza lavoro è il Paese più colpito in Europa dopo la Spagna, dove ha raggiunto il 55,5%. Lo comunica Eurostat. In Italia un anno fa (gennaio 2012) era a 32,3%, in Spagna a 50,2%.

Record di precari. Nel 2012 il numero dei precari ha toccato i massimi, con 2 milioni e 375.000 contratti a termine e 433.000 collaboratori: si tratta di 2,8 milioni di lavoratori senza posto fisso. Il livello di dipendenti a termine è il più alto dal 1993 e quello dei collaboratori dal 2004, cioè dall’inizio delle serie storiche relative. La disoccupazione giovanile (15-24 anni) è salita a gennaio al 38,7%, il massimo dall’inizio delle serie storiche dell’Istat sia mensili (gennaio 2004) che trimestrali, ovvero dal quarto trimestre del 1992.

Al sud disoccupazione oltre il 50%. Nel Mezzogiorno il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) supera il 50%. Lo si evince dalla rilevazione dell’Istat sul quarto trimestre 2012. In totale il tasso è del 50,5%, suddiviso nel 46,7% per i maschi e 56,1% per le donne. Al Nord la disoccupazione giovanile è invece del 29,7% e al Centro del 39,3%. In Italia, calcola l’Istat, il dato trimestrale segna un tasso di disoccupazione giovanile pari al 39,0%.

Nel 2012 il debito è volato al 127% del Pil: si tratta del dato più alto dall’inizio delle serie nel 1990, rende noto l’Istat. Il rapporto deficit/pil nel 2012 è invece pari al 3%. Nel 2011 si attestava al 3,8%. In valore assoluto l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è diminuito di circa 12,4 miliardi di euro, scendendo a meno di 47,4 miliardi di euro. In volumi il Pil è diminuito nel 2012 del 2,4%. La produzione economica ai prezzi di mercato è stata pari a 1.565 miliardi di euro correnti, con una riduzione dello 0,8% rispetto all’anno precedente.

IL FISCO – La pressione fiscale nel 2012 è salita al 44%, in aumento rispetto al 42,6% registrato nel 2011. E questo dato non poteva non condizionare i consumi. Nel 2012 infatti la spesa per consumi delle famiglie ha mostrato un’ampia contrazione in volume (pari al -4,3%), dopo essere risultata quasi stabile nel 2011 (+0,1%). Il calo dei consumi delle famiglie residenti sul territorio economico è stato particolarmente marcato per i beni (-7%), mentre la spesa per i servizi ha registrato una diminuzione dell’1,4%. In termini di funzioni di consumo, le contrazioni più accentuate hanno riguardato la spesa per vestiario e calzature (-10,2%) e quella per i trasporti (-8,5%).

Squinzi. Il mercato del lavoro e in particolare i dati sulla disoccupazione per il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi «sono agghiaccianti, è una situazione assolutamente drammatica a cui dobbiamo reagire».

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