Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

IL CONTRIBUTO DELL’INGEGNERIA CLINICA ALLE STRATEGIE AZIENDALI: STATO DELL’ARTE E PROSPETTIVE IN PUGLIA

566

 

 

L’ING. PIETRO DERRICO, PAST PRESIDENT ASSOCIAZIONE ITALIANA INGEGNERI CLINICI

 

 Riceviamo e volentieri pubblichiamo una sintesi del convegno che si è svolto a Brindisi sul tema dell’Ingegneria Clinica.

Il contributo dell’Ingegneria Clinica alle strategie aziendali:
 stato dell’arte e prospettive in Puglia:

a cura dell’ing. Pietro Derrico Past President AIIC, Responsabile Servizi di Ingegneria Clinica, Prevenzione e Protezione ed Area di Ricerca Innovazioni Clinico Tecnologiche – IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

e

dell’Ing. Francesco Faggiano Area di ricerca Innovazioni Clinico Tecnologiche IRCCS – Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

 

A distanza di alcuni anni dall’ultimo evento scientifico sull’ingegneria clinica nella Regione Puglia, l’Associazione Italiana Ingegneri Clinici (AIIC), in collaborazione con la ASL di Brindisi e col supporto logistico del Comando della Marina Militare (MM) ha organizzato il 1 ottobre us, presso la suggestiva sede del Castello Svevo di Brindisi, un importante convegno per fare il punto sui temi inerenti l’innovazione tecnologica (modelli organizzativi dei Servizi di Ingegneria Clinica, appropriatezza degli investimenti tecnologici, Patient Safety) a fronte della crisi nazionale in atto, delle misure annunciate dal Governo per il contenimento della spesa sanitaria e dei conseguenti provvedimenti del Piano Sanitario regionale.
Tale evento, dal titolo: “Il contributo dell’ingegneria clinica alle strategie aziendali: stato dell’arte e prospettive in Puglia” ha fatto seguito alle tematiche già affrontate in occasione del X Convegno nazionale dell’AIIC del marzo 2010 (che ha annoverato, tra gli altri, i rappresentanti diretti dei Ministri della Salute e dell’Istruzione) con l’obiettivo specifico di sensibilizzare ulteriormente le Regioni del Sud  (Assessorati alla sanità, agenzie, strutture sanitarie, università, professionisti, società scientifiche, aziende, etc.) nello sviluppo delle attività di Ingegneria Clinica in tutte le strutture sanitarie al fine di recuperare il notevole ritardo rispetto alle Regioni del Centro-Nord.
L’Ing. Pietro DERRICO ha aperto i lavori congressuali esprimendo sia il ringraziamento per tutti coloro che si sono prodigati per l’inatteso successo dell’iniziativa sia per la soddisfazione di portare nella terra natia i temi oggetto della propria formazione universitaria e dell’esperienza professionale nel settore. Assieme al Presidente AIIC, Ing. Paola FREDA che ha sintetizzato le ultime novità sul fronte istituzionale (Ministero della Salute, Consiglio Nazionale degli Ingegneri), hanno poi introdotto gli illustri ospiti: dal comandante Vincenzo RINALDI per la MM che ha espresso la propria soddisfazione per il positivo riscontro avuto dall’iniziativa al Direttore Generale della ASL BR, Dr. Rodolfo ROLLO, che ha fortemente sostenuto l’evento fin dal primo istante della proposta. Hanno, quindi, portato il proprio saluto il Direttore della Sanità del Dipartimento della Marina Militare di Taranto, Cap. Vincenzo INGORDO, il Prof. Alessandro DISTANTE in rappresentanza dell’Istituto Scientifico Biomedico Euro Mediterraneo (ISBEM) e l’Ing. Lorenzo BUDANO per l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Brindisi.

 

 

La manifestazione, nonostante l’originario obiettivo regionale, ha riscontrato la straordinaria adesione di partecipanti provenienti da numerose Regioni del nostro Paese: dalla Lombardia al Piemonte, dal Lazio alla Basilicata, oltre 300 persone, infatti, tra ingegneri che operano nel mondo sanitario, aziende biomedicali, medici e molti altri stakeholder hanno partecipato attivamente alle cinque sessioni previste dall’intenso programma.

È stata allestita dall’organizzazione anche un’area espositiva che ha visto la presenza di numerose aziende biomedicali, dalle multinazionali alle piccole e medie imprese locali distributrici di dispositivi medici prodotti in Italia e all’estero che hanno avuto modo di promuovere le propria innovazione tecnologica.

La giornata di lavoro si è aperta con l’illustrazione delle principali aree di responsabilità dei Servizi di Ingegneria Clinica (SIC) e dei modelli organizzativi possibili oggi rinvenibili nelle strutture sanitarie dotate di SIC con la testimonianza di alcune realtà storiche a livello nazionale.

Di notevole interesse poi l’intervento del Senatore Michele SACCOMANNO che, in qualità di relatore sul DdL Disposizioni per la tutela del paziente e per la riparazione, la prevenzione e la riduzione dei danni derivanti da attività sanitaria ha descritto le evoluzioni legislative oggetto di attività parlamentare inerenti lo sviluppo della professione di Ingegnere Clinico in Italia.

Nel corso delle sessioni pomeridiane sono stati approfonditi poi gli aspetti innovativi di alcuni comparti tecnologici (aree critiche, bioimmagini) grazie al prezioso contributo di autorevoli professionisti del settore e di note aziende biomedicali. Sono state poi presentate alcune specifiche esperienze della Marina Militare nel campo della telemedicina e delle camere iperbariche, contributi che hanno riscosso un interesse particolare dei presenti.

Nel corso del convegno è emersa la necessità che l’Ingegneria Clinica assuma un ruolo strategico nei processi decisionali aziendali a partire da quelli di valutazione (Health Technology Assessment) fino alla gestione economica, sicura e razionale del patrimonio tecnologico biomedicale (Health Technology Management) soprattutto in un quadro di risorse pubbliche evidentemente limitate, dove occorre sempre più contribuire ad eliminare gli sprechi, a valorizzare le scelte appropriate e a garantire i massimi standard di qualità e sicurezza per pazienti ed operatori sanitari. Per realizzare ciò, tuttavia, occorre che il SSN riconosca e recluti quelle competenze specialistiche che possano garantire il governo del patrimonio tecnologico biomedicale nella piena collaborazione dei medici e delle altre professionalità.

L’enorme sensibilità dimostrata dalla numerosa platea anche in questa occasione ha testimoniato ancora una volta l’enorme interesse che ruota attorno alla professione dell’ingegnere clinico e più in generale al complesso mondo dell’innovazione tecnologica in sanità e del razionale uso delle risorse all’interno del perimetro delle responsabilità aziendali e professionali che caratterizzano la complessità del settore sanitario che non deve mai perdere di vista il vero scopo finale di tutti gli operatori: qualità e sicurezza delle prestazioni sanitarie ai pazienti.
 
Appendice: L’ingegneria Clinica in Italia e la formazione dell’Ingegnere Clinico

L’Italia, si colloca tra i paesi industrializzati con la minore diffusione di ingegneria clinica nelle proprie strutture sanitarie/ospedaliere. Tale scarsa diffusione può essere spiegata dal fatto che, sebbene gli Ingegneri Clinici siano presenti ed operativi in Italia da circa un trentennio, soltanto negli ultimi anni le iniziative a livello parlamentare e ministeriale si sono dimostrate più sensibili all’argomento, avviando un percorso che potrebbe concretizzarsi col riconoscimento professionale del ruolo specifico dell’Ingegnere Clinico e con l’obbligatorietà per tutte le strutture sanitarie italiane dell’istituzione del SIC. Soltanto negli ultimi anni i diversi Governi, e gran parte delle Regioni, hanno manifestato in diverse occasioni l’esigenza di istituire i SIC in ogni struttura sanitaria italiana, in perfetta analogia, peraltro, a quanto da anni accade nei paesi del Nord Europa e negli Stati Uniti.

L’’Ingegneria Clinica in Italia
Il primo riconoscimento istituzionale dell’Ingegneria Clinica in Italia si è avuto in seguito ai gravi fatti avvenuti presso l’Ospedale di Castellaneta nel 2007 (cfr. 8 decessi nell’Unità di Terapia Intensiva) con l’emanazione nel luglio 2007, da parte dell’allora Ministro della Salute, del DdL concernente: Interventi per la qualità e la sicurezza del Servizio Sanitario Nazionale, che fu poi collegato alla manovra di finanza pubblica per il 2008 (nel novembre 2007). L’Art. 18 (Sicurezza delle cure) del DdL “Turco” prevedeva che: “Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, nell’ambito delle rispettive funzioni istituzionali assicurano in ogni azienda sanitaria locale, azienda ospedaliera, azienda ospedaliera universitaria, policlinico universitario a gestione diretta e istituto di ricovero e cura a carattere scientifico di diritto pubblico, o in ambiti sovraziendali al cui interno operino uno o più ospedali, da esse stesse individuati, il Servizio di Ingegneria Clinica che garantisca l’uso sicuro, efficiente ed economico dei dispositivi medici costituiti da apparecchi e impianti, i quali devono essere sottoposti a procedure di accettazione, ivi compreso il collaudo, nonché di manutenzione preventiva e correttiva e a verifiche periodiche di sicurezza, funzionalità e qualità. Il servizio di ingegneria clinica contribuisce alla programmazione delle nuove acquisizioni e alla formazione del personale sull’uso delle tecnologie”. Tale DdL fu poi approvato nel marzo 2008 in Commissione Stato-Regioni (cfr. intesa concernente la gestione del rischio clinico e la sicurezza dei pazienti e delle cure). L’istituzionalizzazione dei Servizi di Ingegneria Clinica è stata poi perseguita anche dall’attuale governo, che ha promosso nel mese di ottobre 2008 il DdL n. 1067 “Gasparri”: “Disposizioni per la tutela del paziente e per la riparazione,la prevenzione e la riduzione dei danni derivanti da attività sanitaria” il cui Art. 8 (Servizio di ingegneria clinica) prevedeva che “Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, con il coordinamento della Conferenza Stato-Regioni, assicurano in ogni struttura sanitaria pubblica o privata l’attivazione e il corretto funzionamento di un Servizio di Ingegneria Clinica”. Il DdL n. 1067 “Gasparri” è stato poi aggregato ad altri DdL in un Testo Unificato (cfr. NN. S.50, S.352, S.1067, S.1183, S.6) Disposizioni per la tutela del paziente e per la riparazione, la prevenzione e la riduzione dei danni derivanti da attività sanitaria il cui Art. 10. (Unità di risk management e osservatori per il monitoraggio dei contenziosi) prevedeva che “al fine di implementare le pratiche di monitoraggio e controllo dei contenziosi in materia di responsabilità professionale, le Regioni e le Province autonome possono istituire nelle strutture sanitarie, unità operative semplici o dipartimentali di risk management che includano competenze di medicina legale e ingegneria clinica”.
Parallelamente, è in discussione alla Camera dei Deputati la una Proposta di legge (cfr. NN. C. 278-799-977-ter-1552-1942-2146-2355-2529-2693 e 2909-A) Princìpi fondamentali in materia di governo delle attività cliniche (Di Virgilio e Palumbo) il cui Art. 11 prevede una funzione dedicata alla Programmazione e gestione delle tecnologie sanitarie (per molti mesi è stato espressamente indicato che tale funzione fosse rappresentata proprio dal SIC). Attualmente lo scenario più realistico, anticipato dal Sen. SACCOMANNO in occasione del X Convegno nazionale AIIC di Roma e ribadito dallo stesso Senatore in occasione del convegno regionale AIIC di Brindisi, è rappresentato dalla necessità di competenze specialistiche di Ingegneria Clinica a supporto delle Unità di Rischio Clinico in ospedale, rinviando ad altre norme la configurazione integrale dell’ingegnere clinico a partire dai requisiti formativi universitari e post accademici fino alle aree di competenza professionale realmente già attribuite nelle strutture sanitarie italiane che gli conferiscono, de facto, la responsabilità dei processi inerenti il governo del patrimonio tecnologico biomedicale.

La formazione dell’Ingegnere Clinico
L’attuale percorso formativo degli ingegneri clinici vede per la quasi totalità degli stessi la provenienza da corsi di laurea specialistica in ingegnera biomedica o elettronica ad indirizzo biomedico: attualmente vi sono 11 Università italiane che hanno attivato un Corso di Laurea di I livello in Ingegneria Biomedica (o Ingegneria Clinica), mentre sono circa 16 le Università italiane che hanno attivato un Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Biomedica (o Ingegneria Clinica). Questi 5 anni (3+2) costituiscono la “base” irrinunciabile per la formazione dell’Ingegnere Clinico.
Il quadro formativo post-lauream consiste poi nella “specializzazione” che normalmente avviene tramite un master di I o II livello in Ingegneria Clinica (prima Scuola di Specializzazione di durata biennale): attualmente sono attivi Master di I livello (Bologna, Trieste) e di II livello (Bologna, Firenze, Pavia, Trieste). Le problematiche delle materie che l’ingegnere clinico si trova ad affrontare, infatti, lo indirizzano ad approfondire materie tecniche (informatica clinica, materiali, etc.), sanitarie (fisiologia, anatomia, etc.) e gestionali (organizzazione sanitaria, risk-management, legislazione, economia, etc.) in modo da fornirgli le basi sia teoriche che pratiche importanti nella pratica quotidiana e nel costante colloquio con le altre professioni di tipo sanitario ed economico-giuridico.  Tra i potenziali cambiamenti nel quadro formativo dell’ingegnere clinico si segnala la possibilità di re-introdurre la Scuola di Specializzazione in Ingegneria Clinica di durata variabile a seconda della formazione accademica anche per supportare l’ipotesi di introduzione nel SSN dell’ingegnere clinico nel “Ruolo sanitario” (attraverso quindi l’introduzione della scuola di specializzazione). A supporto di quanto sopra esposto sia il GNB che alcuni Ordini di Ingeneri (Milano, Modena, Torino,  Consulta degli Ordini della regione Sicilia, etc.) si sono espressi a favore della specializzazione di ingegneria clinica nell’ambito delle specializzazioni ingegneristiche.

 
Per approfondimenti si invita a consultare il sito web dell’AIIC:
www.aiic.it

 

Comments are closed.