Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

Il Codice appalti rallenta la spending review, da rifare gare delle centrali regionali per un miliardo di euro

377

www.dipendentistatali.org_wp-content_uploads_2012_07_spending-review2

Il Codice appalti rischia di rallentare la spending review. E’ il paradossale effetto che potrebbe derivare dal caos bandi seguito all’entrata in vigore del Dlgs n. 50 del 2016, lo scorso 19 aprile. Secondo una segnalazione che arriva dai soggetti aggregatori, la tagliola innescata dal varo del nuovo testo di riferimento per i contratti pubblici, tra le tante vittime, ha colpito anche gare per un valore di circa un miliardo che le Regioni stavano avviando nelle categorie merceologiche selezionate nell’ambito del piano di revisione della spesa del Governo Renzi. Si tratta di servizi e forniture che, secondo il Dpcm 24 approvato lo scorso 12 dicembre, dovranno passare dagli aggregatori regionali, anziché transitare da decine di piccole stazioni appaltanti. Ma che, a causa dell’entrata in vigore del nuovo Codice, resteranno bloccati, ancora per qualche mese. Sempre che il ministero delle Infrastrutture e l’Anac non trovino una soluzione.

I dubbi che stanno emergendo in queste ore vengono spiegati da Pierdanilo Melando, che rappresenta le Regioni al Tavolo dei soggetti aggregatori presso il ministero dell’Economia. «Il comunicato congiunto Anac-Mit sembra prevedere che debbano essere riformulate secondo il nuovo codice dei contratti (Dlgs n. 50/2016) tutte le procedure di gara che non siano state pubblicate sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea e sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana entro il 19 aprile 2016».
Questo, però, contrasta con le direttive europee del 2004 e del 2014, che «prevedono che per la prova della pubblicazione occorre far riferimento al momento in cui la stazione appaltante riceve la conferma della ricezione dei documenti trasmessi».

Il principio della pubblicazione del bando, in sostanza, non potrebbe essere applicato ai lavori che vanno oltre la soglia di 5,2 milioni di euro.
Allora, secondo quanto spiega Melandro, per i contratti sopra la soglia comunitaria «l’interpretazione che la maggior parte dei soggetti aggregatori regionali ha adottato è che il momento rilevante per l’applicazione della normativa è proprio la data di trasmissione alla Guue degli atti di gara e non la pubblicazione. Peraltro i termini delle procedure decorrono proprio da questo momento».

La questione non è soltanto formale, ma ha un peso sostanziale sul mercato dei soggetti aggregatori. Lo dicono i numeri delle procedure a rischio a causa dell’interpretazione più restrittiva. Ancora Melandro: «Qualora venga confermata l’interpretazione fornita dal comunicato dovranno essere ritirate e ripubblicate almeno 41 procedure di gara (di cui 15 inerenti le categorie merceologiche previste dal Dpcm 24/12/2015 sui soggetti aggregatori) per un valore di oltre 1,66 miliardi di euro». Di 41 gare, dunque, 15 per circa un miliardo di euro di valore sono relative alle categorie merceologiche affidate agli aggregatori regionali dal Dpcm di fine 2015, nell’ambito della spending review .

In sostanza, allora, viene bloccato per qualche mese uno dei tasselli fondamentali della spending review del Governo Renzi. Il Dpcm, infatti, individuava le categorie merceologiche (con relative soglie di importo) che per esigenze di tagli alla spesa pubblica dal 2016 devono essere obbligatoriamente bandite dai cosiddetti soggetti aggregatori, secondo l’architettura indicata dall’Anac. Per la parte prevalente si tratta di servizi e forniture relative alla sanità, ma ci sono anche categorie legate ai servizi immobiliari. Per l’esattezza, sono cinque: vigilanza armata, guardiania, pulizia immobili, manutenzione immobili e impianti, facility management. Gare per un miliardo, relative a questi servizi, andranno rifatte, con un rallentamento di qualche mese.

Comments are closed.