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Evviva Cartabia alla Corte Costituzionale, ma la riscossa delle donne è molto più lontana di quel che pensate

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Ecco perché l’intesa raggiunta sulla nuova presidentessa della Consulta non è né inaspettata, né qualificabile come una svolta in tema di parità del nostro massimo organo giurisdizionale

(Flavia Perina) – Ci sono due buone notizie per le donne italiane, ma forse non tanto buone come gli Evviva della politica vorrebbero farci credere.

 

La prima è senz’altro l’elezione alla presidenza della Corte Costituzionale di Marta Cartabia: è la prima volta che succede, c’è un nuovo tetto di cristallo infranto e le congratulazioni sono davvero sincere perché la Consulta è un organo importantissimo e troppo spesso in passato ha pronunciato sentenze-choc proprio in materia di donne e di violenza sulle donne.

 

E tuttavia si osserverà che eleggere un uomo alla Presidenza stavolta era davvero impossibile: quell’incarico, per prassi, si assegna al componente della Corte più vicino alla fine del mandato e la dottoressa Cartabia era appunto la prima nella classifica degli “uscenti” (se ne andrà fra nove mesi).

 

L’intesa raggiunta sul suo nome non è quindi né inaspettata né qualificabile come una svolta in tema di parità del nostro massimo organo giurisdizionale: anche volendo non si sarebbe potuto fare altro.

 

Peraltro, ben quattro delle cinque donne promosse alla Consulta nella storia italiana ci sono arrivate per indicazione della Presidenza della Repubblica: il Parlamento ha sempre indicato uomini, con la sola eccezione di Silvana Sciarra, eletta nel 2014 dopo mesi di paralisi e convocazioni a vuoto che avevano bruciato mezza dozzina di candidati maschi.

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