CHOC FISCALE. CON QUOZIENTE FAMILIARE ALLA FRANCESE, LE FAMIGLIE ITALIANE RISPARMIEREBBERO FINO A 14.500 EURO ALL’ANNO
GIUSEPPE BORTOLUSSI – SEGRETRARIO GENERALE CGIA DI MESTRE |
CHOC FISCALE. Con quoziente familiare alla francese, le famiglie italiane risparmierebbero fino a 14.500 euro all’anno
Secondo i calcoli effettuati dall’Ufficio studi della CGIA, se adottassimo il quoziente familiare alla francese le famiglie italiane con redditi medio-bassi subirebbero un vero e proprio choc fiscale. Negli esempi riportati, la CGIA segnala che ha tenuto conto anche degli 80 euro che nei prossimi giorni una parte dei lavoratori dipendenti riceveranno in busta paga grazie al “bonus Renzi”. I RISPARMI DI IMPOSTA Certo, l’applicazione del quoziente famigliare alla francese comporterebbe per le casse dello Stato un costo pesantissimo, si stima almeno una ventina di miliardi di euro. Ma a parità di componenti, lo sgravio andrebbe in particolar modo ai nuclei mono reddito che attualmente sono i più penalizzati dal nostro fisco. Infatti, se in Italia a parità di reddito e di numero dei familiari a carico la tassazione penalizza le famiglie mono reddito, in Francia il risparmio è proporzionale ai carichi familiari. “Nonostante i risparmi fiscali erogati in questi ultimi decenni – commenta Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – il peso delle imposte sui redditi delle famiglie italiane è ancora troppo elevato. Soprattutto per quelle mono reddito che costituiscono quasi la metà dei nuclei familiari italiani. Una tipologia, quest’ultima, concentrata prevalentemente al Sud e tra le più colpite dalla crisi economica di questi ultimi anni”. Ma secondo il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi, c’è un ulteriore aspetto da mettere in evidenza. “In questa analisi noi abbiamo dimensionato il peso fiscale che grava sui redditi medio-bassi di alcune tipologie familiari. Ma rispetto ai principali Paesi europei, oltre ad avere un carico fiscale pesantissimo, le famiglie italiane sono oggetto di ulteriori costi a causa dell’inefficienza del nostro sistema pubblico. Se per fare una visita specialistica presso l’Asl devo attendere almeno sei mesi, sono costretto a rivolgermi ad una struttura privata. Se la tratta casa lavoro non è adeguatamente servita dai mezzi pubblici, sono obbligato ad usare l’auto. Se gli asili nido pubblici sono insufficienti, il bambino lo devo portare in una struttura privata o devo pagare una baby-sitter. Insomma, paghiamo molto ma in termini di servizi riceviamo molto poco e tutto ciò non è più ammissibile”. |
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