Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

ASL BARI: SETTE GRANDI OSPEDALI, MENO 283 POSTI LETTO

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 Bitonto è sparito dal radar della sanità pugliese. L´ospedale non c´è più: la direzione generale della Asl di Bari nella riorganizzazione della rete dei suoi ospedali, contenuta nell´atto di indirizzo aziendale consegnato in queste ore all´assessorato regionale alle Politiche della salute, ha cassato anche gli ultimi trenta posti letto, di cui la metà di lungodegenza. C´è chi sta peggio di Triggiano, dove giovedì il sindaco Michele Cassano ha occupato simbolicamente l´ingresso dell´ospedale «Fallacara» per protestare contro la scure del direttore generale, Nicola Pansini, «colpevole» d´aver azzerato tutta l´area chirurgica, sette posti letto in tutto tra chirurgia, ortopedia e oftalmologia. Se il «Fallacara» non sarà declassato a struttura semplice è solo perché avrà 91 posti letto dell´area medica. E con il «Di Venere», che si vedrà tagliare 60 posti letto ma non le strutture chirurgiche, diventerà la macrostruttura ospedaliera «Bari Sud». Se Bitonto piange e Triggiano si lamenta, Terlizzi non esulta. Nella città del governatore Nichi Vendola, epicentro della protesta di otto anni al piano Fitto, i posti letto dell´area chirurgica aumentano da 8 a 30, restano quelli di cardiologia ma non c´è verso di riportare ginecologia e ostetricia, il reparto-gioiello che finì a Corato, l´ospedale con cui il «Sarcone» nel piano di Pansini dovrà condividere lo status di macrostruttura.
La nuova mappa degli ospedali, elaborata a fine luglio, sta passando al vaglio dei sindaci. Ma la dura legge dei tagli impone sacrifici, anche immediati, perché a giorni riprende la trattativa sul piano di rientro che s´inceppò per il «niet» di Giulio Tremonti sulle internalizzazioni. Sullo sfondo restano i 500 milioni di euro congelati a Roma ma necessari a Bari per far quadrare i conti della sanità. Per questo il lavoro di Pansini a capo dell´unica Asl che non ha fatto in tempo a «internalizzare» i lavoratori dei servizi non sanitari, rappresenta anche un biglietto da visita al tavolo delle trattative romane. Svuotare le corsie significa anche scrostare un po´ dell´inappropriatezza dei ricoveri che s´annida nei reparti.

Per questo la rete ospedaliera della Asl più grande della Puglia è diventata più snella: sette ospedali in tutto (Bari San Paolo, Corato, Molfetta, «Della Murgia», Bari Sud, Putignano e Monopoli). A formarli l´accorpamento di diciotto plessi ospedalieri. «Tali scelte – spiega Pansini nell´atto aziendale – si sono concretizzate attraverso la pianificazione di una graduale riconversione di alcuni plessi ospedalieri in strutture di assistenza territoriale». Il nuovo piano che prevede un taglio netto di 283 posti letto, sarà per questo meno indolore di quello proposto dal centrodestra otto anni fa che pure fermava a 2.888 il numero dei posti letto da «salvare» in tutta la provincia di Bari e che oggi conta 1.910. L´obiettivo è farli scendere a 1.627 in un triennio. Così impongono i nuovi criteri di calcolo calati da Roma che abbassa a 3,5 posti letto ogni 100 abitanti, la dotazione degli ospedali.

Ma molte strutture saranno chiuse, dice senza peli sulla lingua Pansini. Noci diventerà centro di assistenza territoriale dedicata alla riabilitazione con un punto di primo intervento. Gli ospedali di Gravina, Grumo e Santeramo diventeranno strutture assistenziali non appena entrerà in funzione il nuovo ospedale della Murgia che sorge a metà strada tra Altamura e Gravina. La trasformazione di Rutigliano è già in atto per farne un centro di riabilitazione alcologica. In tre anni, poi, anche Ruvo finirà come Bitonto: struttura assistenziale. Ma anche negli ospedali che rimarranno tali, i tagli colpiranno duro. Basta vedere l´ospedale più importante della Asl, il “San Paolo”: ne ha 314 ne avrà 251. 
FONTE: REPUBBLICA BARI (PINO RICCI)

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