Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

ANTIBIOTICI: A CAMPANIA, PUGLIA E SICILIA SI DEVE IL 60% DI TUTTO IL CONSUMO INAPPROPRIATO D’ITALIA

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 17 NOV – Presentata stamani al ministero della Salute la terza edizione della campagna contro il consumo inappropriato ed eccessivo di antibiotici. Un fenomeno che non solo fa male alla salute e comporta il rischio di antibiotico resistenza (cioè non efficacia del farmaco quando potrebbe essere essenziale per guarire), ma anche per le casse del Ssn. L’Agenzia italiana del farmaco calcola infatti che sono oltre 413 i milioni di euro sprecati a causa di un uso sbagliato di antibiotici. E proprio l’Aifa, in collaborazione con l’Istituto superiore di Sanità (Iss), e con il patrocinio del ministero della Salute, è alla guida della campagna contro l’uso inappropriato di antibiotici presentato oggi e denominata “Antibiotici, difendi la tua difesa. Usali con cautela”.

Un uso sbagliato di farmaci e la conseguente antibiotico resistenza – avverte l’Aifa – espone al rischio di non poter disporre più, in un futuro ormai prossimo, di alcuna possibilità di cura per le infezioni. Ciò significa che anche patologie oggi ritenute minori, come ad esempio il ‘giradito’, potrebbero divenire temibili. “La preoccupazione delle autorità sanitarie è talmente forte – ha affermato Guido Rasi, direttore generale dell’Aifa – da aver spinto alla costituzione, nel Novembre 2009, di una task force transatlantica per affrontare a livello globale il problema delle resistenze. In Europa circolano ceppi di batteri totalmente o quasi totalmente resistenti agli antibiotici”, ha spiegato.
Informare e sensibilizzare i cittadini è fondamentale. La regola è: ricorrere agli antibiotici solo quando necessario e dietro prescrizione del medico che ne accerti l’effettiva utilità. E ancora: non interrompere mai la terapia prima dei tempi indicati dal medico o, comunque, solo dietro suo consiglio e di non assumere antibiotici per curare infezioni virali.
Questi messaggi saranno veicolati negli studi medici attraverso locandine diffuse con gli organi di informazione della Medicina generale. Ma vi saranno anche spazi sulla stampa quotidiana nazionale e locale, su periodici, femminili e testate web, spot su televisioni e radio a carattere nazionale e locale e nelle sale cinematografiche.
Per raggiungere gli studenti e la popolazione in età lavorativa, i messaggi saranno inoltre diffusi attraverso affissioni nelle stazioni ferroviarie, negli spazi comunali, sull’arredo urbano, con pubblicità dinamica urbana sugli autobus e attraverso il sito web dedicato
www.antibioticoresponsabile.it.
Infine è data la possibilità ai cittadini di avere risposte a quesiti sull’impiego corretto degli antibiotici chiamando il numero verde AIFA 800-571661.

I casi più frequenti dell’uso inappropriato di antibiotici
L’Agenzia Italiana del Farmac ha condotto una analisi approfondita sull’impiego di questa classe di farmaci attraverso uno studio dedicato che mostra come il nostro Paese si collochi ai primi posti in Europa per consumo di antibiotici, preceduta solo da Grecia e Cipro. Si registra un particolare aumento di consumo a livello ospedaliero (1,48 DDD/1000 ab die nel 2007 e 2,27 DDD/1000 ab die nel 2008, laddove per DDD s’intende la dose media giornaliera di un farmaco) superiore anche a quello registrato in Francia.
Anche i medici di famiglia, secondo Rasi, hanno una grave responsabilità in questo fenomeno. Gran parte del ricorso agli antibiotici, circa l’80-90%, avviene proprio nell’ambito della medicina generale e tra le prime cause di prescrizione vi sono le malattie delle prime vie aeree causate frequentemente da virus su cui gli antibiotici non hanno alcuna efficacia. In particolare, secondo i dati dell’Aifa, i motivi più frequenti di prescrizione di antibiotici del 2009 sono stati le malattie dell’apparato respiratorio (40,8%) seguite da quelle dell’apparato genitourinario (18,4) e dell’apparato digerente (13,6). Nel dettaglio il maggior impiego risulta per la cistite (9,9%), la faringite (8,3%), la bronchite acuta (5,7%). Il 44% dei cittadini, il 53% dei bambini, il 50% degli anziani hanno ricevuto almeno una prescrizione e il 15% degli anziani più di 6 prescrizioni di antibiotici.
Le categorie di antibiotici più prescritte in medicina generale al primo posto sono risultati i fluorochinoloni con il 23,1% sul totale delle prescrizioni, le associazioni di penicilline con il 22,3%, macrolidi e lincosamidi con il 18,7%, penicilline con il 13,3%, cefalosporine orali con il 7,2%.

L’antibiotico resistenza
I più recenti trend relativi all’antibioticoresistenza registrati dalla rete EARS-NET(European Antimicrobial Resistance Surveillance System) nel 2009 mostrano un ulteriore incremento relativo ai batteri gram-negativi. “Ci sono buone e cattive notizie”, afferma Gianni Rezza, Capo del Dipartimento Malattie Infettive e Immunoparassitarie Mediate dell’Iss, che spiega: “Migliora la situazione relativamente ad alcuni batteri gram-positivi come stafilococchi e streptococchi mentre peggiora quella relativa ai batteri gram-negativi. In particolare la vera minaccia riguarda la Klebsiella pneumoniae che in alcuni casi è resistente anche ai cosiddetti carbapenemici, considerati l’ultima risorsa. La situazione poi – aggiunge – è tanto più grave se si pensa al fatto che a questi antibiotici si stanno sviluppando resistenze multiple e in una maniera per di più anomala, mentre la ricerca di nuovi antibiotici contro questi batteri segna da tempo il passo”.

Attenzione alle reazioni avverse, possono essere mortali
Una maggiore prudenza nell’impiego determina anche una riduzione del rischio di incorrere nelle reazioni avverse, anche gravi. Nel corso del 2009 il numero totale di reazioni avverse (ADRs) da medicinali antibiotici è stato pari a 1643 e ha costituito l’10,3% delle ADRs presenti nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) e segnalate nello stesso anno per tutti i medicinali.
Tra le segnalazioni di sospette ADRs da antibiotici, le categorie per le quali si osservano maggiori segnalazioni sono le penicilline con 637 segnalazioni, in particolare le associazioni di penicilline inclusi gli inibitori delle beta-lattamasi (430); gli antibatterici chinolonici con 317 segnalazioni delle quali 314 con i fluorochinoloni; gli altri antibatterici betalattamici con 322 di cui 236 attribuibili alle cefalosporine di terza generazione.
Tra il 2002 e il 2009 sono state segnalate, e quindi inserite nella RNF, 8.833 segnalazioni di sospette ADRs da medicinali antibiotici. I tre antibiotici più segnalati risultano essere: amoxicillina triidrata/potassio clavulanato con 1724 segnalazioni, di cui 597 gravi e 9 decessi; la levofloxacina con 1060 segnalazioni, di cui 343 gravi e 11 decessi; il ceftriaxone con 794 reazioni, di cui 423 gravi e 37 decessi.
Il numero di decessi è stato pari a 118. Il maggior numero di ADRs gravi, pari a 1.081 e corrispondenti al 35,03% del totale delle gravi per tutti i medicinali, è stato segnalato in seguito alla somministrazione di antibatterici beta-lattamici e penicilline. Seguono gli altri beta- lattamici con il 24,9%, i chinolonici con il 24,1%, i macrolidi e le lincosamidi con il 9,6%. Il maggior numero di sospette ADRs (52) che hanno avuto esito fatale si è registrato con la somministrazione degli altri antibatterici beta-lattamici. Queste ultime sospette ADRs rappresentano il 44,1% di tutti i decessi da antibiotici verificatisi tra il 2002 e il 2009 e sono seguiti dai 25 decessi da chinolonici (21,2%) e dai 21 da antibiotici beta lattamici e penicilline (17,8%).
Nel dettaglio, il maggior numero di decessi è stato quello in cui il principio attivo sospetto è il ceftriaxone e le reazioni avverse sono in prevalenza shock anafilattico, seguite da sindrome di Lyell, reazione di Stevens Johnson, epatite, necrosi cutanea e colite pseudomembranosa.

Oltre 413 milioni di euro sprecati per l’uso improprio di antibiotici
Uso appropriato per tutelare la salute, dunque. Ma anche per aiutare la sostenibilità economica del sistema sanitario. Il sovrautilizzo improprio di antibiotici, infatti, produce anche un eccesso di spesa per il Ssn (nel 2009 la spesa per antibiotici si è attestata a circa 1.038 milioni di euro) sottraendo risorse preziose per mettere a disposizione dei cittadini farmaci innovativi.
“Se tutte le regioni si allineassero al consumo medio delle sei più virtuose (17,25 dosi giornaliere ogni 1000 abitanti) – spiega Rasi – si potrebbe ottenere un risparmio quantificato in 316,6 milioni di euro. Se il costo (per dose media giornaliera) divenisse in tutte le regioni pari a quello della Lombardia (1,66 euro) si otterrebbe un risparmio di 155,8 milioni di euro. Il risparmio complessivo che potrebbe derivare dall’effetto congiunto di una maggiore appropriatezza dei consumi e della riduzioni dei costi è di 413,1 milioni di euro pari al 3,7% della spesa farmaceutica convenzionata 2009”.
Lo studio dell’Agenzia italiana del farmaco ha mostrato l’esistenza di considerevoli differenze regionali nel consumo di antibiotici con i valori meno elevati in 6 regioni del Nord Italia (Liguria, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Valle d’Aosta, la Provincia Autonoma di Trento e la Provincia Autonoma di Bolzano che ha registrato il valore minimo con 13,05 dosi giornaliere ogni 1000 abitanti) e i valori più elevati in 5 regioni del Sud Italia (Puglia, Calabria, Basilicata, Sicilia e Campania che ha registrato il valore massimo con 37,63 dosi giornaliere ogni 1000 abitanti).
La differenza in dosi giornaliere ogni mille abitanti tra le regioni più virtuose e il livello nazionale (uguale a 24,22) è stata nel 2009 pari a +6,96.
Prendendo la media delle regioni a minor consumo come punto di riferimento, è stato registrato a livello nazionale un sovraconsumo di 154.226.068 dosi giornaliere e a livello della Campania di 39.136.274 dosi giornaliere. Campania, Puglia e Sicilia insieme determinano quasi il 60% di tutto l’eccesso di consumi in Italia.
A livello di singola regione, inoltre, il risparmio ottenibile inciderebbe considerevolmente sul valore dello sfondamento della loro spesa: nel Lazio per il 29% , in Puglia per il 43% e in Sardegna per il 20%”.  Il valore minimo del costo per DDD è pari, infatti, a 1,66 euro (Lombardia) e il valore massimo è pari a 2,23 euro (Sicilia).

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