L’incompiuta con strada tracciata

In questi cinque anni, pur tra limiti e disomogeneità, le Aziende hanno svolto una funzione di supplenza dal basso nella attuazione delle nuove norme. Il bilancio dell’applicazione della Legge Gelli-Bianco e del suo impatto fa i conti con uno scenario ancora in evoluzione e un cantiere aperto

di Giovanni Migliore

(Panorama Sanità) – A tutt’oggi non disponiamo di tutti i decreti attuativi previsti dalla Legge Gelli-Bianco, alcuni dei quali particolarmente necessari, come per esempio quello riguardante lo schema di Regolamento sui requisiti minimi delle polizze assicurative per strutture e professionisti sanitari, al momento al Consiglio di Stato per il parere consultivo. L’incompiutezza della applicazione della legge ha pesato, ovviamente, in tutti questi anni, non solo per l’impossibilità di disporre di tutti gli strumenti, ma soprattutto per l’incertezza che ha finito per trasmettere ai diversi livelli.

I primi anni della applicazione della legge sono stati dedicati alla realizzazione di alcuni dei punti di riferimento della governance della sicurezza delle cure, come l’Osservatorio nazionale delle buone pratiche sulla sicurezza nella sanità, presso Agenas, o il Sistema nazionale delle linee guida, presso l’Istituto Superiore di Sanità. Al livello regionale sono stati istituiti i Centri per la gestione del rischio sanitario e la sicurezza del paziente, ancora oggi non presenti in tutte le Regioni, ai quali spetta la raccolta dei dati sui rischi, sugli eventi avversi e sul contenzioso.

Quanto alle Aziende, i monitoraggi periodici effettuati dalla Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere, Fiaso sulla applicazione della legge fanno emergere una molteplicità di approcci, anche in relazione alla mancanza di un modello accreditato al livello nazionale. Quasi tutte si sono dotate di unità di gestione del rischio, o di strutture simili, per lo più costituite da pochi operatori (al massimo cinque). Piuttosto eterogenea la formazione specialistica delle figure alle quali è stata affidata la guida delle unità, per lo più igienisti o medici legali, ma con più di un terzo dei responsabili con altre competenze, altrettanto eterogenea la loro composizione.

La maggior parte delle Aziende dispone di servizi di medicina legale e di uffici legali interni, e di Comitati di valutazione dei sinistri, la cui composizione risulta, ancora una volta, piuttosto variegata. I comitati hanno visto lievitare, in questi anni, il numero di casi trattati, anche perché le nuove norme hanno favorito lo spostamento del contenzioso dalle figure professionali alle strutture sanitarie. A seguito della introduzione della inversione dell’onere della prova, infatti, una volta stabilito il nesso di causalità, spetta alle Aziende dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare l’eventuale danno.

*Presidente Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere, FIASO; Direttore generale AOU Consorziale Policlinico di Bari –Ospedale Giovanni XXIII