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Un business da 1,25 miliardi di euro, ma anche un’opportunità per i medici e per i cittadini, che possono scegliere da chi farsi curare. In sostanza una miniera d’oro per alcune strutture sanitarie, che però rischia di essere vanificata da una regolamentazione ancora poco chiara, con il conseguente rischio di scarsa trasparenza degli introiti e delle spese, e da macroscopiche differenze regionali. |
Numeri importanti, che però per l’88% servono a coprire i costi. Sotto accusa, dunque, la legge attuale, pubblicata in G.U. nell’agosto del 2007 (Governo Prodi), che prevede che l’esercizio dell’intramoenia sia svolto all’interno di strutture pubbliche o private convenzionate, che le prenotazioni delle prestazioni in regime libero-professionale siano sempre gestite da personale dell’azienda sanitaria, e che gli onorari per l’attività libero professionale siano sempre riscossi sotto la responsabilità dell’azienda e concordati tra azienda e medici. Ma novità sulla libera professione sono contenute nel ddl sul Governo clinico, tornato in commissione Affari sociali dopo molte polemiche e una pioggia di emendamenti da parte delle opposizioni. Novità contestate in particolar modo dalle sigle sindacali mediche, che hanno paventato il rischio di una deregulation a danno della salute dei cittadini.