IN ARRIVO SANZIONI PER MEDICI CHE NON INVIANO CERTIFICATI ONLINE

 

 ROMA (15 settembre) – In arrivo le sanzioni per i medici che non trasmetteranno on line i certificati di malattia dei dipendenti pubblici. La commissione che sta collaudando il sistema elettronico entro pochissimo tempo dovrebbe dare il via libera e all’obbligatorietà dei certificati (già attivata) si aggiungeranno le sanzioni che stanno provocando una “guerra” tra medici di famiglia e ministero dell’Innovazione.
«Sulle certificazioni on line sembra di vivere una realtà virtuale. Da una parte dichiarazioni trionfalistiche e dall’altra, negli studi medici disservizi ritardi, confusione, malcontento – si legge sul sito della Fimmg di Roma, la federazione dei medici di medicina generale -. Le veline parlano di grande successo, la realtà parla di ritardi e disservizi nella trasmissione dei certificati, di blocco completo del sistema il 10 settembre e di gravi disfunzioni negli altri giorni».
Il ministero replica con le cifre. Sono stati trasmessi on line 340.917 certificati di malattia secondo i dati forniti dall’Inps. In particolare 207.717 in Lombardia, fino a scendere a poche decine di migliaia nelle Marche e in Veneto, per finire sotto i diecimila nel Lazio e concludere ad appena 401 in Molise. «Il sistema funziona e i numeri non possono essere contestati – spiegano dal dipartimento per la digitalizzazione della Pubblica amministrazione -. Oltre l’80 per cento dei italiani di famiglia hanno attivato le credenziali. Le sanzioni saranno applicate al termine del collaudo che dovrebbe terminare a breve».
Come se non bastasse la polemica tra ministero e medici, c’è anche lo scontro politico. «Il governo sospenda momentaneamente la scadenza del 15 settembre per l’avvio della riforma che prevede l’invio telematico dei certificati di malattia – chiede Luciana Pedoto, parlamentare del Pd in commissione Affari sociali -. In questo modo sarebbe possibile verificare con accuratezza la funzionalità del sistema. Ci sono ancora troppi problemi». Il portavoce del ministro Brunetta però è irremovibile: «Non ci sarà nessun rinvio».