I TAGLI NELLA SANITA’ PREOCCUPANO LA LOMBARDIA: – 320 MILIONI DI EURO

 

 MILANO – E ora è allarme al Pirellone anche per i conti della sanità. A rischio ci sono almeno 320 milioni di euro. La Finanziaria può rivelarsi una vera e propria spada di Damocle persino per gli ospedali lombardi (e non solo per quelli delle Regioni con i conti in rosso come Lazio, Campania, Abruzzo e Calabria). Sotto i colpi della manovra del ministro Giulio Tremonti i fondi destinati alla sanità della Lombardia sono destinati a ridursi del 2%. Un taglio che — dicono all’assessorato di via Pola —può compromettere le sostituzioni dei medici e degli infermieri che vanno in pensione, allungare le liste d’attesa e creare problemi nell’acquisto delle apparecchiature sanitarie.
In discussione c’è il capitolo più pesante del budget del Pirellone: quei 16,5 miliardi di euro che rappresentano il 75% dei bilanci della Lombardia. Sono ore cruciali, dunque, per la diplomazia dei Palazzi della politica. Tutti gli occhi sono puntati sul maxi- emendamento del governo atteso per metà luglio destinato a chiarire i contenuti della Finanziaria. L’obiettivo del Pirellone è scongiurare che la mannaia dei tagli s’abbatta sul funzionamento degli ospedali. I contraccolpi in Lombardia sono destinati, infatti, a essere più gravi che altrove. Qui i conti sono in pareggio dal 2003: gli sprechi — assicurano all’assessorato della Sanità — sono stati ridotti al minimo. Già nelle linee programmatiche del 2008 è stata prevista l’assunzione di un solo medico per ogni due pensionamenti.

Complessivamente — negli ultimi cinque — anni sono usciti senza mai essere sostituiti settemila tra medici e infermieri. E, per risparmiare sulle forniture ospedaliere, gli acquisti principali sono stati centralizzati da Lombardia Informatica. Forte dei conti a posto, a inizio giugno, dall’assessorato di via Pola erano arrivate rassicurazioni sulle 5.500 nuove assunzioni chieste dagli ospedali per gli anni 2011-2014: «Almeno l’80% delle domande di nuove assunzioni sarà soddisfatto. L’operazione sarà possibile—avevano spiegato — perché i conti della sanità lombarda sono in pareggio e gli stipendi per i 17 mila medici e gli 85 mila infermieri al lavoro pesano per meno del 40% nella spesa sanitaria complessiva (ossia 6 miliardi)». Da sempre preoccupate le associazioni di categoria: «In Lombardia sono a rischio almeno 3 mila posti», aveva calcolato Carlo Palermo, ai vertici della segreteria Anaao Assomed.

Tira un’aria pesante, insomma. La questione ruota intorno ai criteri di finanziamento delle prestazioni sanitarie. Finora Roma ha dato i soldi alle Regioni sulla base della spesa storica. Adesso fanno il loro ingresso i costi standard: i rimborsi, in pratica, sono destinati a essere riconosciuti sulla base della spesa media delle Regioni più virtuose. Ma un giro di vite così pesante rischia di rivelarsi disastroso per le Regioni del Sud già in disavanzo. E, quindi, c’è la possibilità che vengano chiesti sacrifici anche alle altre Regioni. Quelle — come la Lombardia— senza buchi nei bilanci. È una possibilità che solleva preoccupazione tra i manager dell’assessorato alla Sanità. Il blocco del turnover con l’ingresso di un nuovo medico ogni cinque pensionamenti rischia di paralizzare il funzionamento degli ospedali. Tutto dipende dalle scelte del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Ma una cosa è certa: contro i tagli alla sanità è pronta a esserci un’alzata di scudi. Con Roberto Formigoni in prima linea: «Si sentono circolare voci nei retrobottega dei ministeri e tra i funzionari per cui ci si preparerebbe a diminuire il finanziamento alla sanità. Sarebbe un fatto gravissimo», aveva dichiarato il governatore già dieci giorni fa. E adesso i rumors si fanno più insistenti.

FONTE:CORRIERE DELLA SERA