I PAGAMENTI IN RITARDO NELLA SANITA’: “RISCHIO DI COMPENSAZIONI OCCULTE”

 

 ROMA – «Compensazioni occulte». Il presidente della Commissione bicamerale d’ inchiesta sulla Sanità non ha dubbi. «Dietro al ritardo sistematico delle Regioni nel pagamento delle forniture nel settore della sanità, ci sono operazioni improprie, anomale e illegali» dice Leoluca Orlando. Convinto che dietro ai tempi biblici di pagamento della sanità pubblica, capace di onorare le proprie fatture anche con 809 giorni di ritardo, come ha documentato la Corte dei Conti in Calabria, «ci sia anche un ruolo delle imprese». «Quale azienda fornitrice potrebbe sopportare il costo finanziario di un ritardo medio dei pagamenti di due anni e mezzo? E nessuno di loro protesta. Non c’ è dubbio – dice Orlando – che molte imprese ottengano delle compensazioni occulte. Magari attraverso il pagamento di crediti inesistenti, la vendita di materiale scadente, antiquato o non necessario. Oppure fatture pagate due, se non tre volte». Tutto è possibile nel sistema sanitario italiano, soprattutto in quelle Regioni dove il caos regna sovrano e non esistono bilanci attendibili. «In molti casi non abbiamo davanti solo distrazioni contabili. I rendiconti ballerini che ci troviamo davanti sono un ottimo terreno di coltura per le ruberie e la malasanità» aggiunge il presidente della Bicamerale. «Tra la sanità pubblica e le imprese fornitrici si è creato un contenzioso enorme, che spesso si chiude con un concordato. Abbiamo il timore che in alcuni casi questo sia diventato uno strumento per arrivare al pagamento di somme non dovute alle imprese» spiega Orlando, che cita casi «quanto meno poco chiari» emersi dalle ispezioni e dalle indagini della Commissione Bicamerale. «In Calabria, ad esempio, un’ azienda sanitaria ha acquistato un certo numero di apparecchiature per gli screening mammografici che non sono mai state utilizzate. Sono rimaste negli scantinati dell’ ospedale, imballate, per anni.

Quei macchinari non sono mai serviti a nessuno, ma qualcuno li ha venduti e qualcuno li dovrà pagare». Episodi del genere sono stati riferiti alla Commissione bicamerale anche dai vertici dell’ Assobiomedica, che riunisce le imprese fornitrici del sistema sanitario nazionale. «In Liguria si è letto che sono stati risparmiati 8 milioni di euro per l’ acquisto dei defibrillatori: peccato che le specifiche erano quelle di quattro anni fa. Magari per una certa applicazione era sufficiente quel tipo di defibrillatore, ma bisogna essere molto ottimisti per pensarlo» ha raccontato due mesi fa alla Commissione il presidente di Assobiomedica, Angelo Fracassi, che sembrò condividere le perplessità di Orlando. «Non riesco ancora a capire come in certe Regioni che non pagano da due o tre anni i nostri associati – disse Fracassi – continuino ancora a garantire le forniture». «È la stessa Assobiomedica a insistere perché venga attivato il centro nazionale di monitoraggio sugli acquisti – dice Orlando -. Dopo la seconda o la terza operazione poco chiara le imprese avranno difficoltà a respingere richieste improprie. Le aziende smetteranno di essere imprese». Il software dell’ osservatorio prezzi è già disponibile da mesi al ministero della Salute, ma le Regioni frenano e il sistema non è mai decollato. Mario Sensini (Corriere della Sera)