FARMACISTI SUL PIEDE DI GUERRA SOPRATTUTTO IN CAMPANIA

 

 Giornate “calde” sul fronte della manovra economica nella sanità. I farmacisti, seppure spaccati e in lite, sono sul piede di guerra e minacciano a breve di far pagare tutti medicinali ai cittadini attualmente rimborsati dal Servizio sanitario nazionale; gli industriali del farmaco chiedono, come pochi giorni fa gli imprenditori dei dispositivi medici (Assobiomedica) cambiamenti alla manovra.
“Nessun taglio indiscriminato”, sicuramente nessuna riduzione dei prezzi dei farmaci all’origine, è stata la parola del ministro della Salute Ferruccio Fazio all’assemblea pubblica degli industriali farmaceutici (Farmindustria) riuniti stamane a Roma. Variazioni alla manovra, in questo settore, riguarderanno il meccanismo delle gare e del rimborso limitato ai 4 farmaci generici a minor prezzo, ha assicurato il ministro, rispondendo alla preoccupata sollecitazione del presidente di Farmindustria Sergio Dompé. E gli industriali non hanno incassato solo questo: niente tagli di prezzo all’origine sui medicinali, come ieri avevano invece richiesto esplicitamente i farmacisti di Federfarma.

LE PROPOSTE – Se i farmacisti hanno chiesto un taglio dei prezzi dei farmaci del 3,3% che coinvolga tutta la filiera del medicinale e non solo loro, gli industriali affrontano il tema dei deficit regionali e delle gare di acquisto per i farmaci. Risparmi, lotta agli sprechi, regole generali sulle prestazioni più appropriate, controllo della spesa, eventuali incentivi ai medici di medicina generale per l’uso dei farmaci generici sono le “armi” che vorrebbe usare il governo, a detta di Fazio. E sugli sprechi proprio Farmindustria ha lanciato la sua campagna estiva con lo slogan “Riconoscere il valore, combattere gli sprechi” . I medicinali, hanno sottolineato gli industriali stamane in assemblea, fanno risparmiare (studio Cer-Nib) rispetto al ricovero ospedaliero. Nelle prime tre patologie croniche lo Stato spende 6,3 miliardi in medicinali e si stima in 6,6 miliardi i minori costi per il Sistema sanitario.

Non solo: «Se tutte le Regioni si allineassero ai livelli più efficienti, si realizzerebbero risparmi di spesa di circa 11 miliardi di euro all’anno», ha segnalato Dompé, «Cinque Regioni, con il 38% della popolazione, hanno accumulato più dell’80% dei disavanzi sanitari tra il 2003 e il 2009». A queste Regioni e a tutti i fornitori del Servizio Sanitario gli industriali del farmaco propongono un Patto con regole chiare e stabili per il rientro dal deficit. La spesa farmaceutica in Italia è inferiore di circa un terzo rispetto alla media europea e dal 2001 i prezzi dei farmaci sono in costante discesa, ha sostenuto Farmindustria. La spesa farmaceutica convenzionata pro-capite è in Italia, ha rilevato il presidente Sergio Dompé, di 184 euro contro i 267 dei grandi Paesi europei (studio Cergas Bocconi).

Ieri la presidente di Federfarma Annarosa Rocca, seppure “dimissionata” da una parte dei suoi associati, aveva ribadito l’impossibilità di accettare le “penalizzazioni” per le farmacie contenute nell’articolo 11 del provvedimento del governo (Una “tassa del 3,65% da versare alle Asl”) lamentando i conti in rosso delle 17mila farmacie italiane che per il 60-70% del bilancio sono legate ai farmaci erogati dal Servizio sanitario . “La convenzione, che risale al 1998, con il Servizio sanitario è ormai sempre più disattesa dalla parte pubblica in termini di regole modificate unilateralmente e di ritardi insopportabili in alcune regioni dei rimborsi dovuti”, aveva specificato Annarosa Racca, “Ringraziamo i senatori che hanno presentato emendamenti alla manovra. Per ora il Governo ha solo espresso l’intenzione di esentare le circa 1500 farmacie sovvenzionate dallo Stato. Non basta. Nel giro di pochi mesi saremo costretti a sospendere l’erogazione dei farmaci in regime di Servizio sanitario.

Una manovra equa sarebbe distribuire sull’intera filiera, dall’industria al grossista al farmacista, il costo previsto nel nostro settore (600 milioni): sarebbe sufficiente tagliare del 3,3% i prezzi dei farmaci, con risparmi generalizzati anche e soprattutto sul fronte ospedaliero, dove lo sforamento dai tetti previsti è ormai fuori controllo”.

NELLE REGIONI – Le farmacie della Campania sono, in queste condizioni, già sul piede di guerra. Probabile, come ha confermato il presidente regionale di Federfarma, Michele Di Iorio, il passaggio entro fine mese al pagamento diretto dei farmaci da parte dei cittadini. “Non abbiamo altre vie, le Asl invece di pagare gli enormi arretrati con noi ci annunciano che pagheranno i debiti con le banche: non reggiamo più”. Dall’Emilia Romagna tutta la delusione dei farmacisti che hanno creduto nei nuovi servizi territoriali.

Il presidente regionale Domenico Del Re si è detto sconfortato: “Il governo aveva varato un provvedimento e chiesto a gran voce una farmacia aperta al territorio con nuovi servizi per i cittadini, dalle analisi alle prenotazioni di esami e visite. Sono forti investimenti a nostro carico. In Emilia siamo stati tra i primi, pensavamo di poter esportare la nostra esperienza: così tutto si ferma”. I rischi sono anche sul fronte occupazionale: si prevedono circa 17 mila esuberi nel settore. E la convenzione con il Servizio sanitario da rivedere completamente. Ma proprio stamane il ministro Fazio, a margine dell’assemblea di Farmindustria, ha invece rilanciato: «Il futuro delle farmacie deve essere il socio-sanitario: sono pronti i decreti attuativi della legge 69, che in settimana o la settimana prossima presenteremo alle farmacie».