EMERGENZA-URGENZA, ROMANO: “PRESENTEREMO EMENDAMENTI PER MIGLIORARE SISTEMA”

Pino Romano – Capogruppo PD – Regione Puglia

Intervento del capogruppo Pd alla Regione Puglia, Pino Romano

“La riorganizzazione del servizio emergenza-urgenza della Puglia, è senz’altro un intervento necessario quanto atteso. Tuttavia, nella delibera che stabilisce le modalità di questa riorganizzazione, vi sono i difetti di una programmazione che mira alla efficienza del sistema, basandosi sul teorema del ‘taglio uguale risparmio’ ma tralasciando la qualità della prestazione e la messa in sicurezza del paziente.
Si tratta di una programmazione che possiamo definire a ‘spezzoni’, organizzata secondo parametri rigidi che risentono di indicazioni nazionali che, però, non tengono conto di quanto accade realmente negli ospedali e delle concrete esigenze di pazienti e personale sanitario. La delibera risponde bene al tema dell’efficienza propedeutica all’ammodernamento di tutto il sistema, però rimane il dubbio che l’efficienza non cammini di pari passo con l’efficacia della prestazione e che non abbia al centro la persona e i suoi bisogni.
Le nostre preoccupazioni riguardano i criteri, non applicati in maniera omogenea in tutte le province, in base ai quali si chiudono i pronto soccorso in determinati ospedali, per trasformarli in punti di primo intervento. Cosa vuol dire? Significa che negli ospedali dove verranno chiusi i pronto soccorso, il cittadino che si recherà per una emergenza verrà preso in carico dalla struttura per un primo intervento urgente necessario a tamponare l’accaduto.
Ma, successivamente, il paziente verrà trasferito, a chilometri di distanza, nell’ospedale in cui c’è ancora il pronto soccorso e dove, quindi, è prevista la possibilità di accettare un ricovero che il paziente dovrà comunque perfezionare nella struttura di partenza dove ha ricevuto il primo intervento. Questo scenario, oltre a comportare un intasamento dei punti cosiddetti Dea (Dipartimento emergenza accettazione) di secondo livello, già intasati allo stato attuale, costringono il cittadino a un assurdo andirivieni tra ospedali: primo intervento in una struttura, il pronto soccorso e l’accettazione a distanza di chilometri, e poi il percorso al contrario per ricoverarsi nell’ospedale dove ha ricevuto il primo intervento.
Immaginiamo un paziente in crisi respiratoria alle prese con tutto questo e i dubbi sulla reale efficacia dell’intervento non tarderanno a venire.
Inoltre, la chiusura dei pronto soccorso avviene in alcuni ospedali che sono sede di Unità operative complesse di psichiatria, e nei quali una legge regionale prevede per obbligo la presenza di pronto soccorso.
Volendo poi prendere in esame i criteri utilizzati per la chiusura dei pronto soccorso, e cioè il rapporto tra il numero degli abitanti e quello degli accessi annui agli stessi pronto soccorso, ci si rende facilmente conto che non vengono applicati nella stessa maniera in tutti gli ospedali delle province pugliesi. I criteri utilizzati per la ridefinizione della rete di emergenza-urgenza, e cioè un pronto soccorso ogni 20mila accessi e una Unità operativa ogni 600mila abitanti, non sono applicati in maniera uniforme e questo lo si evince anche analizzando i dati del sistema Edotto.
Da questo ragionamento viene il sospetto che la chiusura dei pronto soccorso possa essere propedeutica, e quindi preliminare, alla chiusura degli ospedali dove è prevista. Non è difficile immaginare che i posti letto in ospedali dove non si può più fare accettazione di ricoveri, diventino pressoché superflui, almeno sulla carta. Infatti, se la delibera deve intendersi come la prima tappa verso il taglio di nuovi posti letto ospedalieri, ribadiamo fermamente il nostro no. Su questo fronte la Puglia ha già dato. Anzi, ricordiamo che rispetto al parametro nazionale di 3,7 posti letto per mille abitanti, la Puglia, che esce dal piano di rientro, è a quota 3,4 per mille abitanti.
Siamo dunque di fronte a una offerta ospedaliera esangue, che va rimpolpata anche nel numero delle sue risorse umane. E nel prendere positivamente atto dalla stessa delibera che i tagli non stanno comportando nessun risparmio, ma che l’unico obiettivo che si sta perseguendo è l’ammodernamento del sistema, il Pd, proprio per contribuire a questo processo di ammodernamento, annuncia che intende presentare emendamenti sui quali cercherà un’ampia convergenza.
Pur rispondendo all’ottimizzazione della prestazione in emergenza, crediamo che un difetto della nuova rete sia quello di non prevedere parallelamente una riorganizzazione della diagnostica territoriale: senza questo intervento i cittadini rischiano di subire ulteriori disagi. E siamo molto preoccupati che, in assenza di un definito percorso assistenziale del paziente e una programmazione di trattamento degli acuti, il lodevole intento di garantire più efficienza finisca per produrre un pericoloso corto circuito.
Possiamo comprendere l’intento di rendere migliore i dati sulla appropriatezza dei ricoveri, ma riteniamo che questo debba avvenire, prima di declassare i pronto soccorso, assegnando ai medici di base la gestione dei codici bianchi, rendendo operativa la ricetta elettronica e quant’altro. Infine, evidenziamo che nella programmazione prevista dalla delibera, vi sono aree scoperte dai Dea di secondo livello (per esempio a Sud di Bari e Nord di Brindisi come Monopoli e Ostuni), mentre altri territori confinanti hanno, nel raggio di 15 chilometri, due Dea di primo livello (Manduria e Francavilla) e un pronto soccorso. In altre aree, invece, tra due Dea di secondo livello (Perrino e Vito Fazzi) non c’è un pronto soccorso, il che comporta un ulteriore intasamento degli unici due ospedali che offrono questo servizio”.

Pino RomanoRiorganizzazione servizio emergenza-urgenza della Puglia