EMERGENZA OCCUPAZIONALE NELLA SANITA’ PRIVATA

 

 L’allarme, ormai, è esteso a tutta la Puglia ma è soprattutto nella Asl di Bari che si concentra l’emergenza occupazione nel settore della riabilitazione privata. Dall’Istituto S. Agostino di Noicattaro (33 lavoratori a rischio su 105) all’Aurea Salus e Elia Domus di Bari, le due società del gruppo Caccuri che gestiscono i centri «Riabilia » e «Frangi» (150 cassintegrazioni su 540 addetti) fino alle 80 cig in deroga per il gruppo Villa Maria (Medicol), la revisione dei rimborsi per le spese extra-tetto sostenute nel 2010 – e le limitazioni poste dalla Regione al fondo per le prestazioni richieste dalla Asl – rischia di far saltare per aria il sistema privato.
Oggi, infatti, è annunciata davanti alla presidenza della giunta regionale una manifestazione di protesta indetta dall’Usspi per i lavoratori del gruppo Caccuri, ma l’allarme si va estendendo – denuncia l’Ugl-Sanità insieme al Prosar (Federazione delle Professioni sanitarie riabilitative) – anche nei 25 centri tra la Capitanata e la Bat della Fondazione Padre Pio di S. Giovanni Rotondo (40 lavoratori a rischio), così come nella Casa di Cura di Lecce. A monte dei problemi, la revisione dei budget assegnati dall’Asl ai centri per le prestazioni riabilitative effettuate extra-tetto – sulla base delle direttive emanate dalla Regione con la delibera 1494 del 2009 – e i vincoli posti dalla stessa Regione (ma anche dal governo nazionale) ai tetti di spesa riconosciuti a ciascun centro di riabilitazione sulla base dell’ammontare del fondo 2009. Una «torta» da spartire tra i diversi centri accreditati che si sarebbe ridotta, almeno nel Barese, con l’accredi – tamento assegnato al centro Kentron di Putignano (sul quale la Procura di Bari aveva in passato acceso i fari nell’ambito della maxi-inchiesta sanitaria sugli accreditamenti, perché riconosciuto dalla Regione quand’era ancora in fase di costruzione).

Il negoziato, condotto con l’assessorato alla Salute di Tommaso Fiore, non ha sinora attenuato le fibrillazioni dei sindacati, che temono la perdita di circa 600 posti di lavoro nel solo Barese. E così la Fp-Cgil regionale sollecita il mantenimento «degli attuali standard dei servizi offerti» con l’avvio di un «organismo permanente di monitoraggio sui livelli occupazionali» nella sanità, mentre l’Usppi scende oggi in piazza «davanti al rischio di un taglio di 536 posti di lavoro per i dipendenti delle società baresi».

Dal canto suo, l’Ugl ricorda che la delibera 1694 emanata dalla Regione lo scorso 27 luglio avrebbe «ammesso il mancato adeguamento delle tariffe, pari al 18%» nei confronti di una struttura accreditata che era ricorsa dinanzi al Tar, principio che il sindacato chiede ora di applicare a tutti i centri in difficoltà. Nel muro contro muro ingaggiato con la Regione – con l’Asl barese impegnata a rivedere tutta la partita dei rimborsi ai privati onde arginare gli effetti sulla riabilitazione – è intervenuta l’assessore al Lavoro Elena Gentile, convocando un tavolo con tutte le sigle sindacali firmatarie di contratti per venerdì prossimo e promettendo misure di «accompagnamento ai lavoratori », parallele al tavolo tecnico condotto da Fiore.
«Lo scorso 14 giugno – spiega – abbiamo raggiunto un’intesa col governo per estendere gli ammortizzatori sociali in deroga nel settore dei servizi», onde arginare rischi occupazionali nel settore. «Mi auguro che le manifestazioni di protesta rientrino – dice – il governo regionale è pronto a fare la sua parte».

Plaude per la tempestività dell’intervento dell’assessore il capogruppo Sel Michele Losappio, che aveva lanciato l’allarme per il centro di Noicattaro (oltre ai «tagli», ci sarebbero 45 pazienti a rischio dimissioni) e che ora sollecita la Regione a non fare marcia indietro di fronte alle «disinvolte iniziative imprenditoriali» dei gruppi sanitari che, minacciando i lavoratori, chiedono «l’allargamento della bolla dei fondi regionali» mentre è in corso una manovra di rientro.

Il consigliere regionale Pdl Ignazio Zullo, invece, punta l’indice contro Vendola: «Strumentalizza a fini politici i precari: mette a disposizione 20 milioni di euro per i precari della scuola ma non aumenta i tetti di spesa per i Centri di riabilitazione che avviano i licenziamenti».

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