Dissesto Kentron: «I soldi dei ticket sanitari per borse, vini e viaggi»

 

 

(GDM GL) – Ci sono le spese pazze addebitate all’azienda, dagli abiti al vino, dai gioielli alle borse griffate. E anche i rimborsi per trasferte inesistenti. Ci sono verbali di conciliazione sindacale «basati su presupposti fasulli». E centinaia di prelievi in contanti dalla cassa della radiodiagnostica dove «giornalmente sono pagati i ticket sanitari». Oppure con comodo bonifico. Per anni Kentron srl, sarebbe stata amministrata così. Con il risultato che la società che gestisce la clinica Giovanni Paolo II di Putignano è sull’orlo del fallimento. E anche chi è stato chiamato a voltare pagina, per amministrarla in modo oculato, anziché migliorare la situazione, l’avrebbe peggiorata. Aggravandone il dissesto. È quanto ipotizza la Procura di Bari che ha chiuso le indagini sul default della società in concordato preventivo e a un passo dal default.

Francesco Paolo Tannoia, ex amministratore unico; Francesco Ritella, ex direttore generale e ritenuto un tempo l’amministratore di fatto dell’azienda; Leonardo Loparco, ex direttore amministrativo del presidio, nonché socio di maggioranza e amministratore di Court Estate spa, azionista unico di Kentron sono indagati per bancarotta fraudolenta. Stessa accusa ipotizzata anche nei confronti del commercialista Gianpaolo Pulieri, nominato amministratore da Court Estate dopo il via libera da parte del Tribunale (le quote sociali era sotto sequestro nell’ambito di un’altra indagine), e che avrebbe aggravato il dissesto durante la sua gestione. Anche lui è fuori da Kentron da qualche tempo. Altre cinque persone sono accusate invece di appropriazione indebita: Carmela Sisto, Vita Loparco, ex dirigenti di Kentron; Angelo Rocco Colonna; Giovanni Battista Mastrangelo, sindacalista e sua figlia Nadia, si sarebbero appropriati indebitamente di somme della società in concorso con Ritella e Tannoia. A seconda dei casi, si va dalle spese di trasferta a prelievi operati dalla cassa della clinica a consulenze fantasma.

Nel mirino dei finanzieri del Nucleo di polizia economica e finanziaria del comando provinciale, coordinati dal pm Francesco Bretone, sono finiti ad esempio i circa 330mila euro spesi da Ritella, Tannoia e Loparco per vestiti, vini e champagne, orologi e gioielli. Sul conto ci sono anche 16.000 euro per marmellate. Ritella, poi, con il concorso di Tannoia accusato di non aver fatto nulla per impedirlo, avrebbe utilizzato la carta di credito aziendale per circa 100mila euro in ristoranti da Roma a Milano; da Capri a Bari. E poi via con cravatte Hermes (14.000 euro) e due borse acquistate a Capri e Parigi (rispettivamente Chanel e Louis Vuitton).
Ma al di là delle spese ritenute poco attinenti con il core business di Kentron, avrebbero contribuito al dissesto prelievi per oltre 1,1 milioni di euro che Ritella avrebbe effettuato tra il 2010 e il 2013 direttamente dalla cassa della radiodiagnostica, lì dove i pazienti pagano i ticket. Dieci pagine dell’avviso di chiusura indagini sono state necessarie per elencare tutti i movimenti sotto la voce «Anticipazioni a F. Ritella». Si va da poche decine di euro a 15.000 euro in un solo prelievo. A seconda delle esigenze. E poi, ancora, ci sono anche circa 600mila euro consegnati «in modo del tutto ingiustificato a loro stessi» e ad alcuni dipendenti «attraverso verbali di conciliazione sindacale basati su presupposti fasulli».

Tannoia, Ritella e Loparco avrebbero anche dolosamente omesso di pagare tasse e imposte sin dal 2008 per circa 8 milioni di euro, mantenendo in vita la società, rinviando nel tempo il dissesto «per continuare ad utilizzare il patrimonio della società a propri fini personali». Di qui anche l’accusa di reati di natura fiscale per Ritella e Tannoia. Tra le operazioni sospette anche una mega operazione di leasing sull’immobile dove è situata la clinica a Putignano, per un importo da 15 milioni.
E poi, c’è il ruolo di Pulieri. Per la Procura, il commercialista che ha amministrato Kentron dopo Ritella e prima dell’attuale amministratore, Sebastiano Panebianco, avrebbe contribuito a dissipare il patrimonio aziendale con alcune condotte. Il professionista avrebbe, ad esempio allontanato possibili acquirenti interessati a rilevarla dalla procedura come Eahs e non avrebbe attivato alcune procedure «compromettendo una importante parte del budget dell’azienda».

Nel febbraio 2016, Pulieri avrebbe chiesto all’Asl lo spostamento di tutti i pazienti ricoverati determinando la cessazione dell’attività d’impresa, procedura bloccata dopo un’ispezione dell’Asl. Ci sono anche premi in busta paga (agosto 2016) assegnati a quattro dipendenti nonostante la maggior parte dei lavoratori non venisse pagata da tre mesi. E poi ci sono assegni circolari per 180mila euro a favore di Kentron che sarebbero stati nascosti in cassaforte. Solo alcune di una serie di condotte poste in essere, sempre secondo l’accusa, «al solo scopo di assicurare a se stesso il compenso in qualità di amministratore». Pulieri avrebbe sostanzialmente dissipato il patrimonio aziendale «omettendo di richiedere il fallimento nel perdurante deficit di capitale sociale, da lui stesso aggravato e ormai azzerato».
Sin qui le ipotesi della pubblica accusa. Adesso gli indagati hanno venti giorni di tempo per presentare memorie e chiedere di essere interrogati. Spetterà poi alla Procura valutare se ci saranno gli elementi per chiedere un processo.

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