Covid: plasma iperimmune, ”chi può, doni. Una sacca può salvare fino a 3 persone”

L’appello di Carmine, giovane seminarista in isolamento a causa del Covid.

‘Chi può, doni il palsma iperimmune. Compiere questo gesto concreto, come la semplice donazione del sangue, non costa nulla ma è un gesto d’amore, un segno di vera attenzione nei confronti dell’altro.

 

Può salvare la vita ad un altro fratello o sorella. Una sacca può arrivare a salvare la vita fino a 3 persone, pensiamoci”. Questo l’appello di Carmine De Marco, giovane seminarista 22enne in cammino verso il sacerdozio.

 

Durante il perodo di isolamento dovuto al Covid e a seguito delle vicende storiche che stiamo attraversando, ha deciso di rivolgere un appello a tutti coloro che dopo esser guariti dal Covid, possano donare il plasma iperimmune e dunque per dirlo con le sue parole ”regalare un sorriso di speranza a chi ogni giorno nei nostri ospedali lotta tra la vita e la morte in attesa di un verdetto”.

 

La regione Puglia, dopo aver constatato l’efficacia della terapia nel resto d’Italia, nei giorni scorsi ha, a tal proposito, autorizzato la raccolta di plasma iperimmune da parte di soggetti guariti al fine di fornire al malato nella situazione più critica, gli anticorpi utili a contrastarne gli effetti. Questo metodo di cura sperimentale sta rivelando orizzonti nuovi in attesa del vaccino.

 

Molte sono le testimonianze da parte di medici e persone guarite sulla sua efficacia e i suoi benefici. Si tratta di un gesto concreto, privo di effetti collaterali.

 

Nel rivolgere il proprio invito, Carmine ricorda le parole di Papa Francesco: ”Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme”.

 

Quest’anno sarà sicuramente un Natale dal tono del tutto diverso dagli altri, un Natale dove siamo chiamati a riscoprire il senso profondo di questa festa e viverla nel suo più alto significato – aggiunge Carmine – forse il regalo più bello che possiamo farci e possiamo fare è quello di tentare ad accendere una piccola fiamma di speranza nei cuori dei pazienti segnati dalla sofferenza e dalla prova”.