Conca (M5S): “Intervista sul sistema sanitario”

Mario Conca – Consigliere Movimento 5 Stelle – Regione Puglia

Il Consigliere regionale del M5S, Mario Conca ha diffuso la seguente nota:
“Ho rilasciato un’intervista al Notiziario OMCeO dell’Ordine dei medici focalizzata sul tema della ripartizione delle risorse in ambito sanitario e del “disagio” in Sanità (disagio dei medici, disagio dei pazienti). Emiliano si va vantando sui media, lo farà anche alla Fiera del Levante puntando sui “progressi” delle ASL, dell’eccellente sanità pugliese, la verità è tutt’altra, e qui di seguito uno spaccato della drammatica situazione in cui versiamo…buona lettura!

1) La crisi che sta attraversando la sanità pubblica è sotto gli occhi di tutti. Lei ha presentato recentemente una mozione sulla cattiva gestione della spesa farmaceutica.
Nel collasso del sistema quanto e come pesano malaffare, inefficienze, interessi?

Il sistema è un SISTEMA complesso nel quale si annidano sacche di malaffare o interessi illeciti soprattutto nel settore dell’acquisizione di beni e servizi e nella gestione delle opere pubbliche. Esistono strumenti legislativi ed operativi per individuare ed eliminare tali aberrazioni, ma il vero problema è che molto spesso manca la volontà politica di agire in tal senso. Per esempio: perché per anni non si è proceduto in Puglia ad istituire un Osservatorio dei prezzi che avrebbe obbligato le Aziende Sanitarie ad acquistare prodotti uguali al prezzo più basso ottenuto nella regione?

Quante volte è stato verificato se nelle Aziende esista una vera programmazione di acquisti&investimenti e se questa viene portata avanti coerentemente finalizzando l’utilizzo delle risorse al raggiungimento di obiettivi di salute? Quante volte si è intervenuti, anche dietro segnalazione, sull’irregolarità amministrativa e sulla sua incoerenza rispetto alla programmazione e rispetto alle norme vigenti? Perché Emiliano ha ritirato la delibera di Giunta che avrebbe dato avvio al Nucleo Ispettivo Regionale Sanitario?

Quello della spesa farmaceutica è un esempio emblematico di spreco e considerato che vale circa 29 miliardi di euro, per il 76% coperta dal SSN, va certamente vivisezionata, questo è l’intento della mozione presentata.

C’è una legge dello Stato infatti, la 405 del 2001, che all’articolo 8 lettera C recita testualmente: “disporre, al fine di garantire la continuità assistenziale, che la struttura pubblica fornisca direttamente i farmaci, limitatamente al primo ciclo terapeutico completo, sulla base di direttive regionali, per il periodo immediatamente successivo alla dimissione dal ricovero ospedaliero o alla visita specialistica ambulatoriale”, perché quasi nessun ospedale lo fa?

Se questi farmaci fossero acquistati per il tramite delle farmacie ospedaliere, si sarebbero potuti acquistare con uno sconto fino al 60%. Tenuto conto che ogni giorno sono almeno duecentomila gli italiani che si sottopongono a visite ambulatoriali o vengono dimessi da ospedali e pronto soccorso, è presto detto che si potrebbero risparmiare miliardi di euro.
Sono tutte pieghe della pubblica amministrazione nelle quali si costruiscono sprechi e anche presupposti illegittimi per carriere facili che magari poi portano ai massimi vertici delle amministrazioni persone facilmente ‘raggiungibili’.
In verità la “malapolitica” preferisce invadere la gestione per favorire piccoli e grandi interessi particolari.

Non per niente la dirigenza, spesso, non è selezionata sulla base del merito e della correttezza dell’azione amministrativa, fino ad arrivare a sorvolare anche sul fatto che qualche direttore generale sia interessato da indagini dell’autorità giudiziaria per fatti di non poco conto.

Quanto all’inefficienza bisogna distinguere quella prodotta artatamente da una vetero burocrazia strumentale al malaffare, si inefficienta volutamente il pubblico per favorire il privato convenzionato e per giustificare le chiusure degli ospedali, da quella che spesso affligge l’erogazione di servizi e prestazioni e che quasi sempre è dovuta alla scarsezza di personale, vincolato ad un tetto di spesa fissato nel 2004, alla penuria di beni disponibili e alle conseguenti difficoltà di coordinamento.

2) Tra le cause dello sfascio della Sanità pubblica c’è anche un periodo ininterrotto di definanziamento, come si evince dal Rapporto GIMBE sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale 2016-2025: “dopo i 25 miliardi di euro sottratti da varie manovre finanziarie nel periodo 2012-2015, la sanità pubblica ha lasciato per strada altri € 6,79 miliardi”. Una migliore gestione e una razionalizzazione dei costi può riuscire a compensare i tagli?

Come ho detto prima, una
migliore gestione delle risorse e una razionalizzazione dei costi sono senz’altro utili nell’ottica dell’abolizione degli sprechi e dell’utilizzo delle risorse pubbliche a favore dei cittadini al fine di soddisfare i loro bisogni di salute. Questo è possibile soltanto se l’utilizzo delle risorse viene canalizzato verso obiettivi ben individuati attraverso una valutazione epidemiologica seria che consenta la programmazione e l’allocazione di servizi sanitari laddove veramente necessitano.

Bisogna riprogrammare complessivamente il sistema e riequilibrarlo non soltanto all’interno della regione Puglia, dove urge questo bisogno, ma anche tra le altre regioni perché tutti i cittadini possano avere pari opportunità di prevenire le malattie, di potersi curare quando si ammalano e di avere pari opportunità di accesso alle prestazioni.

Però il sistema va adeguatamente finanziato perché il tentativo miope e continuo di arrivare ai pareggi di bilancio attraverso l’efficientamento e i tagli lineari sta portando ad una sempre più evidente riduzione dei servizi e alla perdita di efficacia del sistema sanitario.

Non è più possibile assistere alla farsa di un Ministro che continua a dire che non si stanno effettuando tagli e all’ipovedenza dei Governatori che in Conferenza Stato-Regioni danno l’assenso alla distribuzione di un “fondo sanitario” che non soltanto è ridotto in termini assoluti rispetto a quello che gli stessi avevano sottoscritto nel Patto per la Salute 2014-2016, ma è anche ingannevole perché con lo stesso fondo, spostando al suo interno i soldi da una voce all’altra, si finanziano cose nuove come ad esempio l’aggiornamento dei LEA o l’erogazione dei farmaci ad alto costo, o ancora, si danno soldi a qualche regione o si destinano a questo o a quell’altro organismo.

In sostanza si fa finta di dare nuovi servizi togliendo finanziamenti a quello che già esiste, la solita storia della coperta troppo corta, copri la testa e scopri i piedi.

Oppure, paradosso ancora più evidente, si stima, non si sa come, un risparmio presunto dalla cosiddetta medicina difensiva e si fa finta che quello sia un vero finanziamento per un altro tipo di attività sanitaria.
In questo modo si operano veri e propri tagli ai servizi essenziali e non c’è razionalizzazione o migliore gestione che li possa compensare.

3) Il rapporto Osservasalute 2015 ha messo in evidenza le iniquità della distribuzione territoriale dei fondi in Sanità, con una penalizzazione delle Regioni Meridionali.

Secondo i dati Agenas la spesa sanitaria in Puglia nel 2014 è stata di 7,1 miliardi di
euro, mentre a parità di popolazione una regione come l’Emilia Romagna ha speso 8,7 miliardi. Esiste una nuova “Questione meridionale” che investe il servizio sanitario?

Come andrebbe ripartito a suo avviso il fondo sanitario?

Esiste, eccome! La sperequazione di finanziamento tra Regioni del Nord e Regioni del Sud è evidentissima. Basta fare, come detto da Lei, il confronto tra Regioni che hanno una popolazione simile per rendersene immediatamente conto.
Il M5S l’ha fatto rilevare immediatamente e ha chiesto al Presidente/Assessore alla Salute Emiliano di non sottoscrivere il riparto in Conferenza Stato-Regioni perché le minori risorse destinate alla Puglia avrebbero condannato i pugliesi ad essere cittadini di serie B in quanto a tutela del diritto alla salute. Non che ci aspettassimo molto, ma non siamo stati per nulla ascoltati ed Emiliano ha sottoscritto.

Questo sotto finanziamento aggiunge danno alla beffa perché va ad alimentare un sistema come quello pugliese (ma anche meridionale più in generale) che avrebbe bisogno di maggiori investimenti per essere portato al livello dei sistemi sanitari settentrionali sia dal punto di vista strutturale che dal punto di vista della dotazione di personale e, quindi, in sostanza, per riequilibrarlo in quanto a capacità di erogazione di servizi.

Il riparto va operato tenendo conto del fatto che la popolazione meridionale (e quella pugliese più di tutte) sta invecchiando, pochissima immigrazione straniera e molta emigrazione giovanile, ed è una popolazione che vive serie condizioni di difficoltà sociale, oltre 800 mila pugliesi vivono al di sotto della soglia di povertà stabilita dall’Istat.

Va assolutamente eliminato il criterio di riparto sulla base dei costi standard che premia le regioni cosiddette “virtuose” perché non tiene conto di tutti i fattori produttivi e quindi anche delle risorse umane che concorrono alla determinazione del costo della prestazione, perché la sanità la fanno soprattutto le persone!

La Puglia è partita in piano di rientro già con 16 mila unità di personale in meno rispetto all’Emilia-Romagna e ha perso, a causa del blocco del turn over, altre 6 mila persone in questi anni. Se teniamo conto di questo, chi è più virtuoso? Dove la stessa prestazione costa di meno? In Puglia o in Emilia-Romagna?

4) Nel recentissimo rapporto Censis emerge come dal 2012 a oggi siano in costante

aumento coloro che fanno a meno di curarsi per risparmiare. E chi può ricorre alla sanità privata: crescono coloro che per evitare le liste di attesa ricorrono alla sanità privata (+3,2% tra il 2013-2015 la spesa dei cittadini italiani per la sanità privata). Stiamo rinunciando al servizio sanitario universalistico ed egualitario a cui siamo stati abituati?

Recenti studi hanno messo in evidenza, per la prima volta dopo decenni, una inversione di tendenza nell’aspettativa di vita che si è abbassata sia per gli uomini sia per le donne. Nel Mezzogiorno, poi, i valori della speranza di vita si confermano al di sotto della media nazionale. Un pericoloso segnale d’allarme dovuto secondo gli epidemiologi soprattutto a uno scarso investimento in prevenzione e ai pesanti tagli alla sanità pubblica.

Dall’altro lato, a conferma del fatto che l’offerta pubblica è sempre più incapiente, cresce la spesa privata degli italiani salita ormai a quasi 35 miliardi di euro, con un trend in continua crescita anno per anno. Si allungano da un lato le attese nel pubblico, complici l’intramoenia ed extramoenia, e si amplia il ricorso al privato che ormai coinvolge anche i redditi bassi, vista le persistenza dei super ticket, ma ovviamente non tutti sono in grado di sostenerne i costi e quindi vi rinunciano.

Ci pare che sia in atto una operazione di attacco al servizio sanitario pubblico ed universalistico come delineato nell’art. 32 della costituzione. Ci sembra infatti che l’obiettivo sia smantellare un sistema di welfare che per anni ci ha invidiato il mondo per aprire anche questo settore agli appetiti degli speculatori.

Questo certamente non vuol dire ostacolare l’iniziativa privata che vede anche nella nostra regione delle punte di eccellenza ma certamente pone dei seri spunti di riflessione sul futuro del servizio pubblico da un lato e dall’altro anche sulla necessità di garantire aspetti etici all’offerta da parte dei privati per evitare inaccettabili spinte speculative sulla pelle di cittadini fragili e bisognosi.

In conclusione posso affermare, senza paura di essere smentito, che ci troviamo in una situazione di forte difficoltà per il mantenimento dello stato di salute degli italiani. Non possiamo dimenticare che soltanto il sistema pubblico garantisce la prevenzione e che il privato, in genere, ha poco interesse ad investire nelle terapie intensive e nel sistema di assistenza all’emergenza”./