CALABRIA:BUCO DA 3,7 MILIARDI DI EURO.CONVINCENTE IL PIANO DI RIENTRO PER LA PUGLIA

 

 Un buco da 3,7 miliardi. È quello che hanno messo insieme, fino al 2009, quattro Regioni italiane: Calabria, Campania, Lazio e Molise. Un «rosso» che scende a 2 miliardi grazie alle misure già messe in campo dai rispettivi governi locali, tra fiscalità, fondi e risorse proprie. Uno sforzo che però rischia di non bastare, se è vero che ieri il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha convocato i quattro «governatori» minacciandoli di negare loro le risorse dei Fas (Fondi europei per le aree sottoutilizzate), qualora non adottino piani di rientro credibili. Tagli e tasse sono dunque all’orizzonte per chi ha speso troppo: la soluzione potrebbe essere ritoccare le aliquote regionali di Irpef e Irap.

Nel dettaglio la Regione più in «rosso» è la Calabria, sotto di un miliardo e 31.970 euro: un dato che sconta i risultati negativi degli anni precedenti: 2006, 2007 e 2008. Kpmg, l’advisor incaricato di ricostruire la situazione contabile dal 2000 in poi, deve ancora presentare una certificazione conclusiva del debito. La Calabria è l’unica Regione che non presenta coperture proprie.

A seguire c’è la Campania, sotto di quasi un miliardo: in questo caso la Regione ha racimolato 252 milioni dalle coperture fiscali e altrettanti da un fondo transitorio: il buco si è così «ridotto» a circa la metà. Per il Lazio si parte da 1,6 miliardi di disavanzo, quasi tutti accumulati nel 2009. Dopo le coperture straordinarie derivanti da fiscalità aggiuntiva regionale, fondo transitorio e risorse regionali il disavanzo di gestione 2009 si aggira sui 420 milioni. Infine c’è il Molise, con un risultato di gestione 2009 negativo per circa 80 milioni di euro, che, sommato al trascinamento di una perdita 2008 di circa 30 milioni, porta il disavanzo a 110 milioni. A seguito delle coperture straordinarie effettuate con la fiscalità aggiuntiva regionale e il fondo transitorio, il disavanzo di gestione 2009 si è portato a circa 69 milioni.     

Altre due Regioni ieri hanno rischiato di finire in «zona Cesarini»: la Sicilia e l’Abruzzo. La prima partiva da un disavanzo di 237 milioni, ma grazie a coperture per 291 milioni è passata in attivo. Quanto all’Abruzzo, è risalito da -36,6 milioni a +87,3. Sotto osservazione restano la Liguria, che è passata da un buco di 97,7 milioni a un attivo di 46,3 e la Sardegna, sotto di circa 300 milioni, poi approdata a +18,6. Secondo i dati emersi dalla verifica sui conti effettuata dal ministero dell’Economia e dalle Regioni, nel marzo scorso, sono in deficit anche Veneto, Puglia, Basilicata e Trento, ma i loro piani di rientro sono apparsi convincenti. In regola, dunque, alla fine, ci sono solo otto Regioni: al primo posto c’è la Lombardia in attivo nel 2009 di 29,6 milioni di euro, a seguire le Marche (+17,5 milioni), la Toscana (+14,3 milioni), la provincia di Bolzano (+13,5 milioni), il Friuli Venezia Giulia (+9,2 milioni). Quanto al Piemonte e alla Emilia Romagna, in attivo rispettivamente di 17 e 41milioni, il loro risultato è il frutto del ricorso a risorse proprie per 399 e 155 milioni.

A livello nazionale la spesa sanitaria nel 2009, secondo quanto riporta la Relazione unificata sull’economia e la finanza pubblica, stilata dal ministero dell’Economia, è risultata pari a 110,6 miliardi: in aumento dell’1,9% rispetto all’anno precedente. L’evoluzione riflette dinamiche differenziate nelle singole componenti: la spesa per il personale si è ridotta del 2%, dopo la crescita sostenuta del 2008, sulla quale avevano inciso gli effetti connessi ai rinnovi contrattuali del comparto, comprensivi della maggior parte degli arretrati. Al netto di questi ultimi, la spesa per il personale del 2009 ha registrato una crescita del 2,4%. I consumi intermedi sono cresciuti del 5,4% per effetto sia dell’aumento della spesa della farmaceutica ospedaliera (+9,8%), sia delle diverse modalità di erogazione di alcune prestazioni sanitarie che in precedenza erano in regime di convenzione. Risulta in calo invece la spesa per assistenza farmaceutica (-1,9%), in crescita quella per la medicina di base (+14,8%), a causa di oneri arretrati.

Per capire quale sia stata l’evoluzione nel nostro Paese della spesa del comparto negli ultimi 15 anni, è interessante affidarsi alla relazione presentata di recente, alla Camera, dal presidente della Corte dei Conti, Tullio Lazzaro. Qui, ad esempio, si spiega che tra il 1995 e il 2000 la spesa sanitaria cresceva in media del 5,6% l’anno, pari al 5,7% del Pil (Prodotto interno lordo). Nei successivi cinque anni la tendenza si è «ulteriormente accentuata»: la spesa è cresciuta del 7% l’anno. Solo negli ultimi esercizi, si osserva, il tasso si è ridotto «in misura significativa»: tra il 2007 e il 2009 è stato in media del 3,3%. Anche per il 2009, si anticipa, «se i dati di preconsuntivo verranno confermati, la spesa sanitaria si manterrà al di sotto del previsto». La forte flessione del Pil (-3%) produrrà però un aumento del peso della spesa sanitaria sul Pil, che sarà pari al 7,3%, a fronte del 6,9% del 2008.

È proprio tra il 2006 e il 2008 che si è determinata una forte concentrazione dei disavanzi regionali: oltre l’80%, infatti, è da ricondurre a sole sette Regioni, le stesse che nel 2007 sottoscrissero i Piani di rientro. Questi ultimi, si conclude, hanno prodotto il risultato di ridurre la dinamica della spesa, anche se «gli aggiustamenti sono più lenti del previsto», perciò «è difficile pensare» che il percorso di attuazione dei Piani possa concludersi nei tempi previsti. Una nota di preoccupazione viene espressa infine proprio per la disposizione del «Patto per la salute» che prevedeva l’utilizzo dei fondi Fas per la copertura dei disavanzi. Prescrizione che ieri ha registrato una clamorosa battuta d’arresto.