ARES: PROGETTO CARE PUGLIA TRA LE BUONE PRATICHE NAZIONALI IN SANITÀ

 

FRANCESCO BUX – DIRETTORE GENERALE ARES 

 Ares: progetto Care Puglia tra le Buone pratiche nazionali in Sanità

Il progetto Care Puglia dell’Ares è tra le Buone Pratiche in Sanità segnalate dalla Fiaso (Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie) e pubblicate nella seconda edizione del Libro Bianco “La Buona Sanità in Pratica” che sarà presentato domani 10 dicembre all’Ara Pacis di Roma.

Il Libro Bianco della Fiaso raccoglie esperienze di buona sanità realizzate su tutto il territorio nazionale per consentirne la replicabilità in un’ottica di bench-marking a beneficio dell’intero sistema. I progetti raccolti sono stati valutati da un comitato tecnico attraverso un modello che ne ha accertato il grado di sviluppo e i risultati ottenuti. I progetti raccolti sono sostenibili nel tempo, trasferibili in altri contesti e sono riferiti alla metodologia del miglioramento continuo della qualità.

Il progetto Care Puglia presentato dall’Ares è un sistema di implementazione del modello assistenziale di gestione dei Percorsi diagnostici terapeutici e di presa in carico di persone con patologie croniche. In ottemperanza al Piano di Rientro, la Regione Puglia ha infatti programmato la chiusura di venti Ospedali, di cui diciotto da riconvertire in Strutture Territoriali di Assistenza, con nuovi Servizi di Assistenza alla Persona, secondo modalità alternative al ricovero ospedaliero. Il Progetto, pertanto, ha inteso dare una risposta alla necessità di dotare il Distretto SocioSanitario di forme organizzative di alta integrazione multidisciplinare ed interprofessionale, in grado di offrire risposte complesse al bisogno di salute della popolazione.

Gli obiettivi del progetto – non ancora concluso – che si intendono raggiungere attraverso la presa in carico globale sono: – offrire un percorso assistenziale razionale e aderente alle linee guida nazionali e locali; – favorire l’aderenza al follow up da parte del paziente cronico rendendo i servizi assistenziali più facilmente fruibili nel territorio di residenza; – prevenire le complicanze delle patologie croniche e procrastinare il più possibile la non-autosufficienza; – azzerare l’attesa per i pazienti coinvolti, incidendo anche sulle “liste d’attesa” aziendali; – evitare la mobilità dei pazienti cronici e il ricorso al ricovero ospedaliero inappropriato; – offrire un livello assistenziale efficiente a tutta la popolazione.

Le fasi di implementazione del modello assistenziale sono tre: 1. la prima fase prevede l’attivazione del Progetto nei Comuni ove sono in riconversione le strutture ospedaliere (Progetto Nardino); 2. la seconda fase coinvolge l’intero territorio di riferimento del Distretto nel quale è stata espletata la prima fase; 3. la terza fase prevede il coinvolgimento di tutti gli altri 49 distretti presenti sul territorio regionale , con le stese modalità indicate al punto precedente.