Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

ACCREDITAMENTO IN SETTE MOSSE: PROPOSTA DELL’AGENAS ALLE REGIONI PER RIVEDERE I SISTEMI DI AUTORIZZAZIONE

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 Proposta dell’Agenas, al primo sì degli assessori, per rivedere i sistemi di autorizzazione Accreditamento in 7 mosse Per le strutture sette criteri di qualità e 37 requisiti da rispettare Dal miglioramento continuo alla valutazione delle performance, dalla manutenzione delle attrezzature alla verifica delle capacità del personale fino alla buona comunicazione tra professionisti e con i cittadini. Sono questi alcuni dei sette «fattori/criteri di qualità» che le organizzazioni sanitarie dovrebbero condividere «nei sistemi di autorizzazione/accreditamento delle Regioni» e che dovrebbero essere adottati «a livello nazionale, come elementi di garanzia del sistema delle cure». Sette criteri, con un corollario di 37 requisiti, per conquistare l’ok a erogare le cure e anche per lavorare sotto il segno del Ssn che sono stati “scelti” dall’Agenas su incarico del ministero della Salute e della commissione salute delle Regioni.

L’Agenzia per i servizi sanitari ha, infatti, appena concluso questo lavoro che è stato approvato a inizio maggio dai tecnici regionali come «documento tecnico di base» per arrivare a un nuovo percorso di accreditamento. L’idea infatti è quella di «promuovere – scrive il direttore dell’Agenas, Fulvio Mo-frano in una lettera inviata alle Regioni a metà marzo – l’adozione di un provvedimento congiunto Stato-Regioni che recepisca ufficialmente il documento». Dall’emanazione del Dlgs 229/1999 si aspetta infatti ancora un atto di indirizzo e coordinamento alle Regioni (analogo al Dpr 14 gennaio 1997) che doveva definire «una base di criteri di accreditamento – ricorda il documento dell’Agenas – da rappresentare in tutte le normative regionali e rendere omogenee sul territorio nazionale alcune garanzie di qualità delle cure». Un recente monitoraggio dell’Agenas ha mostrato «co- me siano riconoscibili alcuni modelli generali di riferimento e caratteristiche “comuni” presenti nei manuali di accreditamento delle Regioni». Su questo fronte «le dimensioni della qualità più frequentemente rilevate negli atti regionali – avverte ancora l’Agenzia – attengono all’ accessibilità, all’ appropriatezza, alla documentazione clinica, alla comunicazione, alla continuità assistenziale, alla formazione, al miglioramento continuo, alla privacy e ai rischi». Insomma, non si scopre nulla di nuovo, ma si tenta di sistematizzarlo. Come? L’idea del nuovo modello di accreditamento punta sul raggiungimento di sette criteri-fattori di qualità: cinque di tipo «generale» (dal primo al quinto) e gli ultimi due più «specifici» perché «rappresentano una focalizzazione di alcuni ambiti considerati nel criterio n. 2». Con 37 requisiti a dettagliare meglio i vari criteri. E così a esemnio il «miglioramento continuo» (primo criterio) a livello aziendale deve evidenziare, tra i requisiti, le «modalità di pianificazione, programmazione e organizzazione delle attività di assistenza e di supporto», ma anche «la definizione delle responsabilità», oltre a «modalità» e «strumenti di gestione delle informazioni». Infine vanno definiti anche strumenti di valutazione della qualità dei servizi e le modalità di gestione dei disservizi e degli eventi avversi. Oppure sulla necessità di garantire la «manutenzione delle attrezzature» (terzo criterio) le strutture dovranno dimostrare, tra le altre cose, l’esistenza di un inventario aggiornato e di un piano per la manutenzione ordinaria e straordinaria, oltre a formare il personale al loro utilizzo, alla manutenzione e alle procedure di dismissione. Oppure sul fronte del «mantenimento delle conoscenze e delle capacità» del personale (quarto criterio) il documento dell’Agenas prevede il rispetto «a livello aziendale» di tre requisiti: la programmazione e la verifica della formazione necessaria e specifica, l’inserimento e l’addestramento dei nuovi addetti e la definizione e il monitoraggio delle competenze.

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