Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

IGNAZIO MARINO (PD): “NORD EFFICIENTE, SUD CLIENTELARE. LO STATO LO COMMISSARI”

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Senatore Marino, la Commissione per l’efficienza del Sistema Sanitario Nazionale del quale è presidente insieme all’Istituto Sant’Anna di Pisa ha analizzato più di 500 poli sanitari del Paese, fotografando un’Italia spaccata a metà dal cancro della Sanità. Che cosa ne pensa?
Abbiamo voluto, già dalla fine del 2008, dare un’impostazione al lavoro della commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale non basata su pregiudizi ideologici, quelli che possono essere comuni in una certa politica, ma su quella che io chiamo la testardaggine dei numeri. Cioè analizzare con degli indicatori numerici l’efficacia, l’efficenza e la qualità della Sanità nel nostro paese. Ora per spiegarmi più chiaramente abbiamo usato 34 indicatori che ci diano una misura precisa della situazione ospedaliera e della sanità territoriale, degli aspetti farmaceutici e dell’importantissimo capitolo della prevenzione.
Per esempio…
Per far un paio di esempi uno degli indicatori utilizzati è il tempo che passa da quando una persona subisce la frattura del femore fino al momento dell’operazione. Non c’è bisogno di spendere parole sul fatto che prima l’operazione viene eseguita migliore sarà il recupero funzionale. Ma le differenze in Italia sono davvero enormi. Basta pensare che lo standard internazionale prevede che, almeno nell’80% dei casi, la persona debba essere operata nel giro di poche ore. Bene, in Italia si va da una situazione come quella di Bolzano dove l’83% delle persone viene operata davvero in poche ore a una situazione come quella di Catanzaro dove il 93% delle persone non arrivano in sala operatoria prima del terzo giorno dal momento della frattura. Cioè passano almeno 48 ore dal momento della frattura.

Ma come mai esiste questo divario da nord e sud?
Innanzitutto perché in alcune Regioni come la Regione Toscana i sistemi di valutazione e di verifica dei risultati sono stati avviati già da diversi anni. Se non si conoscono i dati la realtà è molto difficile da correggere. Ed è per questo che la commissione d’inchiesta ha voluto avviare un percorso a livello nazionale per avere una fotografia precisa della situazione in tutte le Asl e in tutto il territorio italiano.

Il secondo motivo secondo me importante è il fatto che mentre in molte regioni, soprattutto del Nord la Sanità pubblica è considerata un servizio per proteggere il bene più prezioso che ciascuno di noi ha e cioè la salute.

Al sud non è così?
No, in molte regioni del sud come la Sicilia, la Calabria e diverse altre la sanità pubblica è stata spesso considerata un luogo di occupazione clientelare dove al merito è stata invece premiata l’amicizia con il politico di riferimento che ha potuto nominare i Direttori Generali che sono stati valutati poi non sulla base di risultati e obbiettivi da raggiungere, per esempio se in una città mancava l’emodinamica per intervenire nei casi di infarto, quello era un obbiettivo da dare ad un direttore generale. E invece i Direttori Generali in molte aree del sud, nominati sulle basi delle appartenenze partitiche, sono stati valutati sulla base della fedeltà al politico che li nominava: Percui era più importante che si nominasse il primario amico piuttosto che si raggiungessero degli obbiettivi di importanza fondamentale per la salute dei cittadini.

Questo che cosa comporta?
Ogni anno circa un milione di persone si spostano dal sud al nord nel momento in cui hanno una malattia e devono essere curate. Un milione di persone a cui si aggiungono i familiari, almeno uno per famiglia: stiamo parlando di un vero esodo sanitario dal sud verso il nord.

Che cosa deve fare il governo per ovviare a questa emergenza?
Secondo me il governo non si può limitarsi a fare dei commenti sui numeri. Possono essere fatti dai centri studi  ma non da chi si è assunto la responsabilità di governare il paese. Il governo non può fare analisi di dati ma deve usare i poteri che ha a disposizione. La Costituzione italiana nell’articolo 120 recita “Il governo può sostituirsi alle regioni in caso di pericolo grave per l’incolumità dei cittadini”. Vale anche per le regioni e le province autonome. Questo deve essere fatto. Che altro dobbiamo aspettare? Che i cesarei in Sicilia raggiungano il 90 % dei parti o che per una frattura in Calabria ci vogliano 20 giorni per operarla?. Che numeri dobbiamo aspettare perché il governo intervenga?

Ma secondo lei qual è il modo per migliorare questa situazione?
Commissariare le regioni ovviamente. Ma non con il percorso di commissariamento utilizzato fino ad adesso per la questione economica e cioè affidando agli stessi presidenti di regione, responsabili del fallimento che è davanti ai nostri occhi, il commissariamento…

E allora come?
Il governo deve inviare delle persone scelte dall’esecutivo di cui ovviamente risponderà, perchè se falliranno il governo sarà responsabile. Esperti di Sanità che si sostituiscano e che decidano cosa è giusto fare, quali sono le priorità perchè un cittadino di Caltanissetta o di Catanzaro abbia lo stesso accesso alle cure di un cittadino di Bolzano o Trento.

FONTE: AFFARI ITALIANI (Floriana Rullo)

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