Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

Corte dei Conti: La Sanità presenta necessità crescenti

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Nella Memoria sulla Nota di aggiornamento del Def 2022 la magistratura contabile evidenzia che per realizzazione della riforma territoriale sarà indispensabile una adeguata dotazione di personale e la definizione del ruolo che dovranno avere i medici di medicina generale.

“Andrà verificato se un profilo di finanziamento (e di spesa) quale quello prefigurato nei quadri tendenziali sia compatibile con le necessità che ancora caratterizzano il comparto e, in particolare, con la soddisfazione dei fabbisogni di personale legati anche alla riforma dell’assistenza territoriale prevista dal PNRR e con le spese connesse all’aumento dei costi dell’energia”. Così la Corte dei Conti nella Memoria sulla Nota di aggiornamento del Def 2022. Nel documento la Corte avverte che per l’attuazione della riforma dell’assistenza territoriale è necessaria un’adeguata dotazione di personale.

“Con la sottoscrizione dei contratti istituzionali di sviluppo tra il Ministero e le Regioni avvenuta nel 2022 si è avviata – si legge nella Memoria- la riforma dell’assistenza territoriale disegnata dal d.m. 77 e prevista dal Piano che prevede l’istituzione di almeno 1.350 Case della comunità, 400 Ospedali di comunità, 600 centrali operative territoriali e lo sviluppo della telemedicina, che dovrà poter assistere a domicilio almeno 800.000 persone con oltre 65 anni. Una riforma che necessita di una adeguata dotazione di personale e per la quale è funzionale un incremento della formazione medico specialistica.

Per quanto attiene alla formazione medico specialistica, nel 2021, ai 13.200 contratti statali finanziati con le risorse del Fondo sanitario nazionale, se ne sono aggiunti ulteriori 4.200 finanziati dal PNRR, per un totale di 17.400 contratti (a fronte dei 13.400 del 2020).

Se ciò nel medio periodo consentirà di rispondere meglio alle esigenze di cura, nel breve – avverte la Corte – non potrà impedire che continuino a persistere difficoltà di risposta alle urgenze, come testimoniano i ritardi registrati nei pronto soccorso o nel riassorbimento delle liste d’attesa. Fabbisogni che si aggiungono a quelli che emergono già nella condizione attuale e che riguardano soprattutto il personale medico di alcune specializzazioni (medicina di urgenza, anestesia e rianimazione…) e quello infermieristico, pesantemente sottodimensionato in molte aree e nel confronto con standard europei. Per la realizzazione della riforma territoriale sarà poi indispensabile definire il ruolo che dovranno avere i medici di medicina generale, per i quali dovrà essere definito il nuovo accordo convenzionale e agevolato il ricambio generazionale”.

Un altro problema di risorse per la Corte dei Conti è quello che riguarda l’aggiornamento del sistema tariffario, “a cui è strettamente legata l’operatività dei nuovi Livelli essenziali delle prestazioni. Un provvedimento che, nonostante il lavoro predisposto dagli uffici del Ministero con la comunità scientifica e le Regioni, è atteso ormai da cinque anni.

Tale aggiornamento potrebbe consentire una razionalizzazione della spesa, consentendo anche di finanziare parte delle estensioni”. Quindi per la Corte dei Conti “Il quadro che emerge sul fronte della spesa sanitaria risulta particolarmente stringente. Ciò senza contare il permanere dei fabbisogni per la riduzione delle liste di attesa e quelli connessi al recupero di livelli di qualità nella garanzia dei LEA segnati dalla crisi sanitaria. Come emerge dai piani per il riassorbimento delle prestazioni mancate negli anni della pandemia, in molte regioni il recupero è ancora in atto ed è previsto completarsi nel prossimo anno.

In tema di recupero dei tempi di attesa, i dati diffusi di recente dal Ministero della salute e da Agenas confermano il permanere di criticità: sono, ad esempio, ben 14 le regioni che presentano performance peggiori di quelle del 2019 nel caso degli interventi cardio vascolari caratterizzati da maggiore

urgenza (classe A) che dovrebbero essere eseguiti entro 30 giorni. Solo di poco migliore l’andamento per quanto riguarda i tumori maligni: sono 12 le regioni che hanno peggiorato le loro performance.

Anche le prestazioni di specialistica ambulatoriale non hanno recuperato i livelli del 2019: nel primo semestre 2022 le prestazioni erogate risultavano in media nazionale inferiori del 12,8 per cento a quelle dello stesso periodo del 2019 e 13 regioni si collocavano al di sotto della media (di cui 7 segnavano cali superiori di oltre 6 punti percentuali). Differenze territoriali sempre meno accettabili sono alla base di saldi negativi di mobilità sanitaria per ben 14 regioni, in prevalenza nel Mezzogiorno. Nel 2021, dopo la pausa legata alla pandemia e alle relative difficoltà di mobilità, tende nuovamente a crescere il volume di risorse per pagamenti di prestazioni rese fuori regione, a testimonianza del permanere di criticità nell’assistenza garantita in alcune realtà territoriali.
I primi 9 mesi del 2022 registrano, infine, una riduzione della spesa per investimenti di oltre il 13 per cento. Una flessione che sembra interrompere quest’anno la crescita che si era registrata nel triennio trascorso con variazioni del 19-18 per cento annue e che interessa tutte le aree del Paese, ma con punte più accentuate nelle regioni meridionali continentali (-26,3 per cento)”.

La spesa sanitaria
“La NaDEF – si legge nel documento della Corte dei Conti – rivede la previsione per quest’anno della spesa sanitaria contenuta nel DEF 2022: dai 131,7 miliardi dello scorso aprile l’esborso previsto cresce a 134 miliardi. Si tratta di un aumento che è ricondotto soprattutto ai maggiori costi che gli Enti del SSN dovranno affrontare per l’aumento dei prezzi soprattutto delle fonti energetiche.
Nel nuovo quadro tendenziale la spesa nel 2022 è prevista crescere del 4,8 per cento rispetto al 2021 confermandosi, tuttavia, in flessione in termini di prodotto, anche se solo di un decimo di punto.

Nonostante l’aumento superiore alle attese, si conferma la riduzione del peso di tale spesa sul totale di quella corrente primaria
Nel triennio 2023-2025, il profilo è confermato in forte riduzione (-1,1 per cento in media all’anno). Il rapporto fra la spesa sanitaria e Pil si porta su livelli inferiori a quelli precedenti alla crisi sanitaria già dal 2024 (al 6,2 per cento), per ridursi ancora di due decimi nell’anno terminale.
A fronte di tali andamenti per il 2022 è stato rivisto in aumento l’importo del fabbisogno sanitario nazionale cui contribuisce lo Stato.

La legge di bilancio per il 2022 ne aveva disposto un incremento di due miliardi, portandolo a 124,1 miliardi nel 2022 (126,1 nel 2023 e 128,1 nel 2024). Era poi cresciuta la dotazione del fondo destinato a garantire il rimborso alle regioni delle spese sostenute per l’acquisto dei farmaci innovativi (+100 milioni nel 2022, +200 nel 2023 e + 300 a partire dal 2024) ed era autorizzata una ulteriore spesa per i contratti di formazione specialistica dei medici (194 milioni nel 2022, 319 nel 2023, 347 nel 2024 fino a 543 milioni dal 2027).

Nel corso dell’esercizio sono stati disposti ulteriori aumenti: 200 milioni dal d.l. 50/2022 e 1.400 milioni dal d.l. 144/2022 per i maggiori costi riconducibili al settore energetico, a cui va ad aggiungersi l’incremento destinato ad un potenziamento dell’assistenza a tutela della salute mentale (bonus per l’assistenza psicologica, 15 milioni). Sono rimasti invariati, invece, gli importi previsti per il 2023 e seguenti. A legislazione vigente le risorse a cui si parametra il contributo dello Stato crescono nel prossimo anno di mezzo punto percentuale per aumentare dell’1,7 per cento nel biennio successivo.

Un andamento su cui incide soprattutto il venir meno o il ridursi nel 2023 di alcuni finanziamenti per interventi finalizzati (è il caso, ad esempio, di quello per il concorso agli interventi del d.l. 34/2020, -500 milioni) o di interventi vincolati (1.600 milioni per l’energia e 500 milioni per le liste d’attesa).

Al netto degli interventi finalizzati e/o vincolati per regioni o enti, il finanziamento cresce nel 2023 del 2,7 per cento.

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