Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

VENDOLA E GENTILE A DIBATTITO A ORDINE MEDICI:”NO A NUOVI TAGLI LEGGE STABILITÀ”

Nichi Vendola - Governatore Regione Puglia
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NICHI VENDOLA – GOVERNATORE REGIONE PUGLIA 

 Vendola e Gentile a dibattito a Ordine Medici:”No a nuovi tagli legge stabilità”

Serrato dibattito oggi all’Ordine dei Medici tra i rappresentanti dei consigli provinciali di tutta la Regione e il presidente Vendola con l’assessore al Welfare Elena Gentile. Al centro della discussione, le politiche sanitarie all’indomani della tragica morte della dottoressa Paola Labriola e – più in generale – il rapporto tra classe medica e organizzazione politico-amministrativa del servizio sanitario regionale. Durante la riunione è arrivata la notizia della bozza della legge di stabilità con nuovi tagli nazionali alla sanità e il presidente Vendola ha commentato che “questa è la linea del Piave tra la vita e la morte.

La bozza della legge di stabilità dice che nel 2014 il finanziamento è diminuito di 500 milioni, per il 2015 di un miliardo, per il 2016 di 1 miliardo e 65 milioni. Tagliare di 500 milioni di euro nel 2014 è come tagliare di 2,5 miliardi dal punto di vista della dotazione reale il sistema sanitario. Per fare il minimo delle assunzioni necessarie alla sopravvivenza del sistema regionale, 2.400 assunzioni, abbiamo bisogno di 174 milioni di euro.

 Servono per puntellare il sistema, che non può reggere un’altra estate con i pronto soccorso gli ospedali senza personale”. Il confronto è andato avanti dopo la relazione del presidente dell’Ordine dei Medici di Bari, Filippo Anelli: rispondendo alle sollecitazioni sulla tragedia di Castellaneta (quando nel 2007 un errore nella costruzione di un impianto per ossigeno uccise alcuni pazienti dell’ospedale), Vendola ha sottolineato che “la strage avvenne sia a causa dell’inaugurazione senza perizia di variante con in corso una campagna elettorale, sia per mancanza di personale, sia per mancanza di terapia. Perché la democrazia è terapeutica, permette alle equipe mediche di confrontarsi, tra di esse, con i pazienti e con i familiari. Non si può mimare senza democrazia il soddisfacimento del bisogno di salute”. Sul più recente omicidio Labriola secondo il presidente “sarebbe paradossale, per Paola, per la sua vita di medico, per i suoi pensieri, che la questione finisse in un’invocazione di tipo securitario.

La sicurezza è un tema importante, ma Sim e Sert stanno diventando discariche sociali e i problemi di salute sono leggibili tramite l’incremento di povertà. Certo, non è possibile tagliare sistemi di sicurezza minimi come citofoni, sistemi allarme, ma l’accusa di ragionierismo da parte del presidente Anelli non è accettabile: noi abbiamo di fronte i tagli del tavolo Massicci e i suoi diktat che ci hanno impedito di assumere personale. Il personale è sicurezza, avere operatori è sicurezza. Invece stiamo andando verso la privatizzazione del sistema, che distruggerà il sistema sanitario universale, con esiti catastrofici. Se avremo successo, taglieranno di meno ma taglieranno in un organismo già mutilato.

L’asticella della salute in Italia è sempre più alzata: 9 milioni di anziani l’anno scorso non si sono più curati, nelle famiglie si fa a turno per curarsi”. Sulle responsabilità del management per la tragedia del Sim, Vendola ha confermato che “è in corso un’ispezione. Se ci saranno responsabilità, qualcuno dovrà pagare. Ma di converso, da quando non si affronta un dibattito su cosa sono i Sim e i Sert in questo Paese, su come sono organizzati?” Vendola ha poi rivendicato i risultati ottenuti in questi anni nel settore sanitario: “Monumenti alle paralisi amministrative come i policlinici di Bari e Foggia sono oggi tra i più grandi cantieri del Mezzogiorno, migliorano i dati di mobilità passiva: dalla mobilità passiva si vedono i punti critici e si cerca di analizzarli”. Vendola ha ancora puntato il dito contro le commistioni tra politica e sanità: “C’è sia la politicizzazione della sanità che la sanitizzazione della politica. Non conosco una sola campagna elettorale nella quale i medici non siano stati protagonisti. E a capo delle rivolte contro la chiusura degli ospedali spesso non c’era la popolazione, ma i primari che stavano per perdere il reparto.

Noi non vogliamo, come disse monsignor Magrassi – ospedali per curare campagne elettorali, ma ospedali per curare persone”. “Sappiamo – ha rimarcato rivolgendosi alla platea – che ad esempio il 52% di parti cesarei è un problema: lo si affronti”. “Non abbiamo bisogno di corporativismo – ha proseguito – nelle professioni, ma di rimettere al centro il diritto alla salute, oggi in discussione e non potremo cavarcela con un “adda passà la nuttata”. “La sfida che accettiamo è quella della cooperazione nella programmazione, non nella gestione – ha concluso – sapendo bene che 2400-2500 assunzioni erano il minimo indispensabile per mettere in sicurezza al minimo il sistema, ma che al ministero dell’Economia stanno lavorando per impedircelo e a quel ministero non importa che non possiamo rispettare i Lea”.

L’assessore Gentile ha confermato che “ci sono aggiustamenti non rinviabili, come l’ADI e l’abbattimento delle liste di attesa, il 118, ma i tagli fanno esplodere ogni possibilità di proposta. Nessuno sopravviverà se i tagli continueranno: è minata la tenuta del sistema pubblico universale e si va verso la privatizzazione: con questo tsunami in vista la categoria non può non sentirsi minacciata. Non è tempo di invocare norme che risalgono al 1946, ma di mettere mano al confronto con la perimetrazione puntuale di compiti istituzionali, sindacali, professionali. Parta infine dalla classe medica il grido contro i tagli, la privatizzazione la precarizzazione dei rapporti di lavoro”.

 

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