Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

MIULLI, RIEQUILIBRIO DEI COSTI PER RIPAGARE I 160 MILIONI DI EURO DI DEBITI

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 Questa mattina, La Gazzetta del Mezzogiorno, ha pubblicato un interessante articolo, a firma di Massimiliano Scagliarini, che riassume gli sviluppi sulla vicenda del Miulli.

 

BARI – Un generale riequilibrio dei costi per ripagare i 160 milioni di euro di debiti, intervenendo soprattutto su una spesa del personale decisamente troppo alta. Perché – numeri alla mano – è quella la voce su cui il Miulli di Acquaviva agirà in maniera pesante, riorganizzandosi verso una più alta specializzazione delle prestazioni sanitarie che consentirà di aumentare il fatturato. Al tavolo triangolare con sindacati e Regione, dove si discute del piano che l’ente ecclesiastico dovrà presentare in Tribunale per ottenere il concordato preventivo, ieri sono finalmente spuntate le cifre. Che spaventano i rappresentanti dei lavoratori, ma non lasciano spazio a dubbi: anche la Regione sembra convinta della necessità di razionalizzare i costi.


I consulenti incaricati dall’ente ecclesiastico hanno presentato una comparazione tra il Miulli e le strutture pubbliche. A fronte di un fatturato 2012 di 140 milioni, l’ospedale di Acquaviva (che è a tutti gli effetti privato, ma applica al personale il contratto della sanità pubblica) spende 68,9 milioni in stipendi: è il 49,2% del totale, che sale però al 60% se si considerano i servizi esternalizzati. A pesare è un trattamento particolarmente generoso, grazie al quale – per esempio – nel 2012 sono state pagate 77.450 ore di straordinario per una spesa di 1,8 milioni al netto della reperibilità. Ma ci sono anche 1 milione di euro l’anno di soli buoni pasto (5,16 euro al giorno), pagati nonostante l’ospedale abbia una mensa interna, 2,1 milioni per la retribuzione di risultato e altri 600mila euro per le indennità dirigenziali. E questo a fronte di un orario di lavoro di 36 ore settimanali contro le 38 previste dal contratto collettivo Aris (quello della sanità privata) in cui le retribuzioni medie sono molto più basse.

Stipendi che negli ospedali pubblici si sognano. Sommando tabellari e indennità, ognuno dei 1.254 dipendenti del Miulli costa in media 55mila euro l’anno, contro i 48mila del «Riuniti» di Foggia: la sola applicazione del contratto Aris porterebbe risparmi per almeno 5,5 milioni. Il piano di tagli presentato ieri ne vale complessivamente 28, di cui 8 già ottenuti risparmiando su servizi e forniture. Agli altri 20 si arriva sommando i prepensionamenti (circa 60 dipendenti, 6 milioni), il taglio di straordinari, reperibilità e buoni pasto (2 milioni), dismissioni di attività e servizi (3 milioni) e riorganizzazione delle aree amministrative e sanitarie (3 milioni): gli ultimi 6 milioni arriverebbero dall’applicazione del contratto di solidarietà al 10-12%.

Il piano per il concordato (che va presentato in Tribunale entro il 22) durerà 5 anni: al termine, il management dell’ospedale si è dichiarato disponibile a restituire ai dipendenti una parte dei sacrifici. Ma dopo 5 anni il Miulli sarà più «magro», avendo riassorbito i 120 esuberi (più gli altri 30 dell’hanseniano di Gioia del Colle, destinato alla chiusura), e soprattutto si sarà riposizionato sul fronte dell’assistenza ospedaliera. L’idea è di concentrarsi sugli interventi a maggiore complessità, che a parità di posti letto sviluppano Drg (rimborsi) più elevati: un ragionamento che la Regione sembrerebbe disponibile ad affrontare, garantendo così al Miulli altri 4-6 milioni di euro l’anno.

 

 

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