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PASSERA:IMPRESE, SUBITO I PAGAMENTI DA PARTE DELLO STATO

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CORRADO PASSERA – MINISTRO ALLO SVILUPPO 

 Il Quotdiano “Il Messaggero” a firma di Umberto Mancini, ha pubblicato una interessante intervista al Ministro dello Sviluppo, Corrado Passera. Ne pubblichiamo ampi stralci. 

 


R O M A «Subito i pagamenti alle imprese da parte dello Stato», dice il ministro Corrado Passera in un’intervista al Messaggero: «Il pagamento dei debiti nei confronti dei fornitori della pubblica amministrazione deve stare al primo posto del programma di qualsiasi governo che verrà».
E aggiunge: «Per quanto mi riguarda cercherò di fare di tutto in questo scorcio finale di legislatura per sbloccare la partita».
Il pagamento dei debiti nei confronti dei fornitori della pubblica amministrazione deve stare al primo posto del programma di qualsiasi governo che verrà. “Per quanto mi riguarda cercherò di fare di tutto in questo scorcio finale di legislatura per sbloccare la partita». Corrado Passera, ministro dello Sviluppo, ci crede ancora e guarda avanti.Da un lato rivendica con soddisfazione di «aver posto le basi normative per una soluzione strutturale del problema».
Dall’altro, lascia appena intuire un grande rimpianto: non essere riuscito a convincere il premier e il ministro del Tesoro a destinare più risorse al ripagamento dello stock di scaduto.
«Alcuni risultati importanti sono stati raggiunti e se ne vedrà l’impatto nei prossimi mesi – dice al Messaggero – ma si poteva fare di più, molto di più». Ministro Passera, il suo governo è ancora in tempo per sbloccare la situazione? La Confindustria è in pressing da tempo.
Persino il presidente Giorgio Napolitano è sceso in campo. Adesso è solo un problema di volontà politica.
«La pubblica amministrazione deve pagare i propri debiti nei confronti delle imprese. Le risorse si possono e si devono trovare: ad esempio emettendo titoli di Stato ad hoc. Ricordo che la Spagna lo ha già fatto con ottimi risultati, liquidando debiti scaduti per 27 miliardi. Oppure si può agire attraverso valorizzazione di altri attivi pubblici. In ogni caso, una soluzione va sicuramente trovata».
Oltre al modello spagnolo, lei pensa anche ad altre soluzioni? «Credo che anche la Cassa depositi e prestiti potrebbe dare una mano. Bisogna accelerare, e lo dico da più di un anno, il pagamento di tutto l’accumulato, perché qui stiamo parlando di debiti che negli anni sono stati messi da parte, nascosti, in quanto i debiti commerciali non figurano nel debito pubblico e allora si è scelto di non pagarli, per non calcolarli come tale. Io credo che a livello europeo vada inserita la regola che i debiti commerciali scaduti sono debiti come tutti gli altri».
In fondo l’impatto non sarebbe così terribile sul fronte del debito. Stiamo parlando di 71 miliardi in tutto, ma una prima tranche potrebbe essere di molto inferiore. Confindustria ha stimato che sbloccando 48 miliardi si attiverebbero subito nuovi investimenti per non meno di 10 miliardi con una ricaduta occupazionale rilevante.
«Condivido. Poche decine di miliardi di emissioni dedicate, opportunamente graduate, non cambierebbero il profilo del nostro debito pubblico – di fatto è già considerato così dagli analisti – mentre immettere nell’economia queste risorse può fare la differenza. Perché ci sono aziende che, con i tassi passivi che attualmente devono subire, sono in grave difficoltà finanziaria ed economica».
E va considerata anche la direttiva europea cogente. «Penso sia indispensabile smaltire quanto prima il pregresso, evitando soprattutto di accumulare nuovi ritardi. Per questo abbiamo recepito, primi in Europa, la direttiva europea che fissa i normali tempi di pagamento a 30 giorni».
Purtroppo le procedure messe a punto dal governo Monti non hanno dato buoni frutti.
«La procedura di certificazione dei crediti, che consente di definire quali crediti vanno pagati, e cioè quelli certificati e riconosciuti, messa a punto dal ministero dell’Economia insieme alla Ragioneria, ha funzionato solo in modo cartaceo fino a dicembre e dunque, per forza di cose, è stata più farraginosa. Con la sua informatizzazione si è fatto un passo avanti. Il fatto però che non tutte le amministrazioni sono collegate richiede un impegno straordinario per risolvere il problema. Detto questo, non dimentichiamo che, per anni, la certificazione dei debiti commerciali della Pa era stata richiesta a gran voce e mai concessa da nessun governo».
Ministro, ma qui sembra che tutto il sistema stia facendo acqua.
«Tutte le amministrazioni si devono iscrivere a questo sistema, la certificazione deve essere quasi automatica, in modo tale che il credito certificato si possa scontare in banca oppure, dove necessario e possibile, venga compensato con eventuali debiti che l’impresa ha nei confronti del fisco».
Il governo Monti può fare ancora qualcosa? «Faremo il possibile, anche in questa coda di legislatura, per accelerare le procedure di pagamento. Ma anzitutto auguriamoci che si esca velocemente dalla situazione di stallo nella quale ci troviamo. Il Parlamento ha il dovere di dare al Paese un governo, di eliminare quest’enorme incertezza che oggi grava sull’Italia».
Ogni giorno si apprende di nuove difficoltà per le PMI. «Abbiamo fatto molto per consentire alle PMI la gestione della crisi: abbiamo destinato 20 miliardi a garanzia attraverso il Fondo centrale per facilitare il ricorso al credito. Una iniziativa che sta dando buoni risultati: ben 61.000 aziende vi hanno fatto ricorso nel 2012. Il fatto di pagare l’Iva solo quando si incassano i propri crediti è qualcosa che ha alleviato la pressione finanziaria. Ma, ripeto, non possiamo più indugiare, troppe aziende stanno entrando in vera difficoltà. Per pretendere che tutti i cittadini rispettino i loro impegni, le amministrazioni centrali e locali devono farlo per prime».

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