Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

QUALITà SANITA’ IN ITALIA:LOMBARDIA IN TESTA, PUGLIA OTTAVA

321
 

 La Lombardia è in testa. Al suo fianco Emilia-Romagna e Toscana sono sul podio. Al vertice opposto invece Sicilia, Sardegna e Calabria. È questa l’ultima classifica della qualità della sanità regionale italiana.La Puglia a sorpresa è ottava.
A stilare la graduatoria è stato Gabriele Pelissero, presidente per la Lombardia dell’Aiop, l’Associazione italiana dell’ospedalità privata.

All’origine del lavoro, spiega Pelissero (che è anche il direttore scientifico del Policlinico San Donato di Milano), “c’è la voglia di raccontare come stanno realmente le cose e di respingere il pregiudizio ideologico contro l’ospedalità privata”. Per colmare lacune e sancire successi, il professore ha presentato il rapporto annuale dell’Aiop in cui evidenzia, dati alla mano, “l’eccellenza del modello sanitario lombardo”, il più efficiente d’Italia, secondo i suoi calcoli “oggettivi e misurabili da tutti”.

Il piazzamento della Lombardia in vetta alla classifica, sempre secondo Pelissero, che insegna igiene e organizzazione sanitaria all’Università di Pavia, “dipende anche da una vera complementarietà fra le strutture pubbliche e quelle private, che sono il 33 per cento della rete sanitaria: circa 80 strutture che impiegano 20 mila persone”.
Su questo punto il rapporto dell’Aiop fornisce un dato che può sorprendere: non spetta alla Lombardia, come qualcuno riteneva, il record di posti letto in ospedali convenzionati, bensì alla Calabria (43 per cento).

Seguono Lazio, Campania, Sicilia, Abruzzo, Emilia-Romagna e Piemonte. Il maggiore incremento si sta registrando in Puglia, dove nel settore privato hanno subito una forte accelerazione soprattutto le prestazioni specialistiche di elevato livello . Un record, però, la Lombardia lo mantiene: per il settimo anno consecutivo risulta la meta sanitaria più attraente per pazienti provenienti da altre aree d’Italia: sessantottomila sono stati i malati in trasferta nel 2008, contro i 46 mila che hanno preferito curarsi in Emilia-Romagna.

Va detto peraltro che l’anno scorso, mentre la Lombardia ha visto calare del 9 per cento questo fenomeno, l’Emilia-Romagna ha segnato un incremento dell’11. “È importante rilevare che nel caso di ricoveri in degenza ordinaria, quindi i casi clinici più seri e gravi, non si è registrata alcuna diminuzione di attrattività negli ospedali lombardi” chiarisce Pelissero. “Per i problemi sanitari complessi la Lombardia resta il punto di riferimento di tutta Italia. In particolare il 51 per cento dei ricoverati provenienti da altre regioni” prosegue il docente, convinto che il fenomeno della mobilità sanitaria, superata la crisi economica, crescerà in tutta Europa. Fiori all’occhiello del sistema privato lombardo, stando allo studio Aiop, sono la cardiochirurgia e l’ortopedia protesica: il 67 per cento di operazioni al ginocchio avviene all’interno di strutture convenzionate.

Altro elemento forte è l’aumento di spazi per le emergenze: l’85 per cento degli istituti privati dispone di servizi di pronto soccorso, mentre nel 2007 la quota si fermava al 69. “L’ospedale convenzionato, in Lombardia, non è diverso da quello pubblico “ dice Pelissero. “Il cittadino che va in pronto soccorso non si preoccupa di capire se si sta rivolgendo a una struttura statale o meno: costi e servizi sono equiparabili“. Questa integrazione è un altro elemento che ha contribuito a piazzare la Lombardia in cima alla classifica, contraddicendo le anticipazioni di uno studio commissionato dal ministero del Welfare alla Scuola superiore S. Anna di Pisa. “Quella ricerca tiene conto di 29 indicatori” sostiene Pelissero “ma sono troppi per una sintesi attendibile”.

Per questo l’Aiop si è limitata a cinque parametri. Dopo l’attrattività di pazienti da altre regioni, il secondo e il terzo sono la complessità degli interventi effettuati nelle strutture pubbliche e in quelle private, perché un conto è operare una semplice appendicite, un altro affrontare un trapianto di cuore. Il quarto si basa sulla spesa sanitaria pro capite, che è massima in Lazio e in Campania, minima nelle Marche e in Umbria. Infine, quinto indicatore prescelto è lo stato dei conti. E oggi soltanto Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia hanno bilanci sanitari in pareggio. Ma qual è l’utilità di queste classifiche? “Mettere a confronto le regioni non serve solo a evidenziare i più virtuosi” spiega Pelissero “piuttosto mette in luce le realtà dove è neccessario intervenire”.

Ne è convinta anche Sabina Nuti, direttore del laboratorio di management e sanità della Scuola superiore S. Anna di Pisa, dove si sta ultimando la ricerca per il ministero. “Il nostro studio non prevede classifiche, non ci interessa dare voti” chiarisce. “Abbiamo scelto un numero elevato di indicatori per fotografare e indagare al meglio le specifiche realtà regionali. Lo scopo che ci siamo posti è migliorare il sistema e contenere fenomeni anomali: com’è possibile, per esempio, che più del 60 per cento dei parti in Campania avvenga con un taglio cesareo, quando a Bolzano sorpassano di poco il 20?”.

Al di là della diversità di approccio, l’esistenza di 22 reti sanitarie diverse in Italia rende sempre più importante il confronto e necessaria la verifica neutrale. “Per questa ragione” conclude Pelissero “diventa fondamentale dotare ogni struttura ospedaliera di un sistema informativo efficiente e trasparente, che renda incontrovertibili le ricerche”.

Comments are closed.