Associazione Fornitori Ospedalieri Regione Puglia

Riforma appalti. Le Regioni chiedono 90 giorni in più per l’entrata in vigore del codice

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del rio graziano
Parere positivo, ma condizionato all’approvazione di un pacchetto di modifiche. Tra le quali spicca la richiesta di differire l’entrata in vigore del provvedimento di tre mesi, fino al prossimo 18 luglio. Anche le Regioni, nel parere che sarà approvato oggi in Conferenza unificata, sollevano il problema dei tempi per l’avvio del nuovo Codice. Il decreto di recepimento delle direttive europee in materia di appalti è stato passato al setaccio dai governatori, che hanno elaborato un documento già licenziato dalla loro commissione tecnica. Il testo sarà integrato oggi con le richieste dei Comuni e girato all’esecutivo. In tutto si compone di una ventina di emendamenti, che toccano alcune partite strategiche per le Regioni: subappalto, commissioni giudicatrici, soccorso istruttorio, sotto soglia, fase transitoria, obbligo di utilizzare mezzi di comunicazione elettronica.

Il parere, però, batte soprattutto sulla questione dei tempi, sottolineando che «la legge delega è entrata in vigore solo il 28 gennaio di quest’anno, residuando solo tre mesi per la redazione del testo del nuovo Codice e per l’acquisizione dei pareri della Conferenza unificata, del Consiglio di Stato e delle competenti Commissioni parlamentari». Per questo motivo, allora, «si segnala come essenziale il differimento dell’entrata in vigore delle nuove norme di almeno 90 giorni rispetto alla pubblicazione, al fine di consentire alle stazioni appaltanti di assimilare le rilevanti novità della riforma e soprattutto di adeguare la propria struttura e i processi organizzativi-amministrativi». Servono almeno altri tre mesi, fino al prossimo 18 luglio, per organizzarsi. Altrimenti, c’è il pericolo di blocco del mercato.

Ma questa non è la sola richiesta che arriva dalle Regioni. I governatori recapiteranno all’esecutivo un pacchetto di una ventina di emendamenti: al loro accoglimento è condizionato il parere positivo sul testo. Alcuni di questi sono giudicati prioritari. Viene, anzitutto, richiesta una precisazione sul subappalto, finalizzata a riportare nel perimetro dell’articolo 105 tutti i contratti ed i soggetti che a qualunque titolo concorrono all’esecuzione del contratto, tagliando una serie di limiti oggi presenti nel provvedimento.

In tema di soccorso istruttorio, viene chiesto che sia l’Anac, con proprie linee guida, a individuare «nel rispetto del principio di parità di trattamento degli operatori economici, le carenze e le irregolarità per le quali è possibile fare ricorso al soccorso istruttorio». Ancora, c’è da ritoccare la norma sulle commissioni giudicatrici, perché potrebbe comportare seri problemi nell’attività dei soggetti aggregatori, a causa del ricorso troppo massiccio alle commissioni esterne. Servirebbero, allora, dei correttivi, ad esempio precisando che i commissari esterni Anac vanno inseriti «solo in caso di oggettiva necessità».
Altro passaggio rilevante riguarda l’articolo 40, che prevede l’obbligo immediato di utilizzare mezzi di comunicazione elettronica per le procedure svolte da centrali di committenza. Bisognerebbe dare più tempo alle stazioni appaltanti di organizzarsi, spostando i vincoli in avanti, almeno al 2017.

Per i contratti sotto i 40mila euro andrebbe semplificata la verifica dei requisiti. Mentre qualche correzione serve anche per il certificato di regolare esecuzione: nei lavori pubblici potrà sostituire il certificato di collaudo solo al di sotto del milione di euro e solo a scelta della stazione appaltante. Oggi è previsto sempre al di sotto della soglia comunitaria (5,2 milioni). E, in tema di avvalimento, «al fine di poter verificare la veridicità delle dichiarazioni dell’offerente, occorre prevedere la produzione del contratto d’avvalimento che deve indicare risorse e mezzi».

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